l'inchiesta

Omicidio di Pergine, la Procura contesta premeditazione e crudeltà

Chiesta al gip l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’uomo che secondo l’accusa ha preparato con cura l’omicidio della moglie e la fuga



TRENTO. Marco Quarta è in fuga, inseguito dalle forze dell’ordine, ma non pare dai sensi di colpa. Secondo gli elementi che vanno emergendo in questi giorni l’agente immobiliare aveva preparato l’omicidio della moglie. Aveva comprato uno zaino capiente con il quale fuggire, si era portato dietro un coltello con una lama di venti centimetri e ha iniziato a colpire Carmela Morlino quasi subito. Tutti elementi che escludono il raptus improvvisato. Per questo la Procura contesta anche la premeditazione a Quarta. Ieri il procuratore Giuseppe Amato e il sostituto Carmine Russo hanno chiesto al gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’agente immobiliare per omicidio volontario pluriaggravato. Le aggravanti contestate al momento sono tre: l’aver agito con crudeltà infliggendo sevizie alla vittima, il rapporto di coniugio con Carmela e, appunto la premeditazione. Fino a ieri la Procura aveva emesso un provvedimento di fermo, poi, quando è emersa la prova che Quarta non si era suicidato, è stata chiesta l’ordinanza di custodia cautelare. Le accuse contestate sono potenzialmente da ergastolo, sempre che Quarta, una volta arrestato, scelga il rito ordinario. Se dovesse scegliere il processo abbreviato, il fuggitivo potrebbe anche ottenere una condanna a trent’anni di reclusione. Ma, ovviamente, queste sono ipotesi molto premature.

Quello che è certo è che la Procura ritiene di aver trovato sufficienti elementi per sostenere in aula la premeditazione. Quarta, del resto, non faceva mistero di nutrire un vero e proprio odio nei confronti della moglie. Anche di recente con persone incontrate per lavoro non aveva nascosto la sua acredine nei confronti di Carmela. Le stesse modalità dell’omicidio dimostrano come si sia trattato di un vero e proprio agguato. La vittima ha avuto solo il tempo di urlare e di bussare alla porta dei vicini per cercare di mettere al riparo i figli. Il marito non ha avuto nessuna pietà. Da qui la seconda aggravante contestata, quella delle sevizie e della particolare crudeltà. Infatti, Quarta ha inferto alla moglie quindici coltellate. Ha continuato a colpire anche quando la donna era finita a terra. L’ha colpita due volte al volto, una volta alla trachea e una volta all’emitorace. Segno, secondo la Procura, che voleva uccidere. E non si è fermato fino a che la donna non ha smesso di difendersi. La povera Carmela ha ceduto sotto quella furia di colpi. Non ha avuto scampo. Un comportamento particolarmente crudele. Anche nell’omicidio di Campiglio, la Procura di Trento aveva contestato a Vittorio Maria Ciccolini tre aggravanti, ovvero la crudeltà, l’aver portato la vittima Lucia Bellucci in un luogo isolato affinché non si potesse difendere e la premeditazione. Anche in quel caso, per l’accusa l’omicidio era stato preparato con cura. Il giudice Carlo Ancona ha condannato Ciccolini ha 30 anni.













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