Nuvole russe e tedesche sull’economia trentina

I sindacati: «Blocco dei traffici e frenata nella crescita le maggiori incognite» Si avvicina un autunno difficile anche per la manovra studiata da Renzi


di Luca Pianesi


TRENTO. Blocco dei traffici con la Russia, arresto dell’economia tedesca, maltempo, possibilità di una manovra finanziaria su scala nazionale da parte del Governo Renzi. Sono questi i nuvoloni che si addensano sul futuro panorama dell’economia italiana e che rischiano di rendere più scuro anche l’autunno trentino dell’industria, del lavoro e dell’occupazione. Un autunno, quello che ci aspetta, che i segretari dei tre sindacati confederali, Paolo Burli (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil) non esitano a definire «difficile» per il Trentino. E i casi della Aquafil (azienda con 500 dipendenti che ha annunciato piani di riqualificazione), della Gallox (fallita più di un anno fa, con 110 dipendenti, e in attesa di una nuova proprietà pronta a investire e a rilanciare la catena produttiva) e della Whirlpool (che ha chiuso definitivamente i battenti la scorsa settimana lasciando senza lavoro 450 operai) stanno lì a ricordare come la partita dell’occupazione sia ancora tutta da giocare per il sistema trentino. «Possiamo dire che al momento la situazione è un mix di luci e ombre – spiega il segretario della Cgil Paolo Burli – perché se da un lato i dati Istat ci dicono che si sono creati, in questo trimestre, nuovi posti di lavoro e vediamo che settori come quello manifatturiero sono in leggera ripresa, dall’altro aumenta la disoccupazione giovanile, interi comparti come quello dell’edilizia restano in crisi e il panorama internazionale non aiuta a ben sperare». Concorde il segretario della Cisl Lorenzo Pomini, che aggiunge: «È preoccupante quello che sta succedendo in Germania. Il rallentamento della locomotiva tedesca per la nostra economia è un brutto segnale, visto che molte delle nostre imprese del manifatturiero risultavano in ripresa proprio grazie alle esportazioni con la Germania». «E a questo si deve aggiungere il blocco dei traffici con la Russia - gli fa eco il segretario della Uil Walter Alotti - a causa della crisi ucraina, che rallenta le nostre esportazioni di prodotti agricoli e alimentari e penalizza l’afflusso di turisti da quell’area».

E se dall’estero i segnali che arrivano per l’economia trentina non sembrano minimamente incoraggianti, per Pomini anche la situazione interna del nostro Paese desta non poche preoccupazioni: «Nei prossimi mesi - spiega - Renzi sarà costretto a dare il via a una manovra finanziaria da 20-30 miliardi di euro e questo provocherà, inevitabilmente, una nuova contrazione dei consumi».

Come se ne esce? I segretari delle tre sigle concordano nel ritenere primario puntare sull’innovazione e sulla riqualificazione dei lavoratori e delle aziende locali rendendole sempre più capaci di reggere il confronto internazionale, investendo su qualità e eccellenza. Ma per raggiungere questi obiettivi ci vuole quell’unità sindacale che, anche in Trentino, troppe volte è mancata. Il caso dell’Aquafil degli scorsi giorni è emblematico: l’azienda potrebbe rinunciare a 750 mila euro di finanziamenti della Provincia destinati a rilanciare l’impresa perché, a detta del proprietario Giulio Bonazzi, i sindacati avrebbero strumentalizzato l’accordo rifiutando di firmarlo e abbandonando il tavolo di concertazione. «Ora c’è bisogno di recuperare la calma – chiosa Pomini – riaprire le procedure negoziali e presentarci uniti a discutere con l’azienda. Certo i sindacati non esistono solo quando le imprese sono in difficoltà e devono licenziare. Ci sono anche quando c’è da fare dei piani industriali soprattutto se per realizzarli si usano risorse pubbliche».













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