Nuovo anno, aumentano i buoni mensa a scuola

Sulle tariffe le Comunità di valle vanno in ordine sparso. Risultato? In val di Sole si paga un euro in più che a Rovereto


di Chiara Bert


TRENTO. Per mangiare in mensa uno studente di Rovereto paga da un minimo di 2 euro (la tariffa minima su base Icef, per chi ha un reddito netto annuo di circa 25 mila euro, al netto di imposte, affitto, mutuo, spese mediche e contributi previdenziali) a un massimo di 4 euro, per chi ha un reddito annuo di circa 41 mila euro. Ma se lo stesso studente va a scuola a Malé, da quest’anno sborserà da 3 a 5 euro. Esattamente un euro in più. In tutto il territorio dell’ex comprensorio C5 (Trento e val d’Adige, Comunità della valle dei Laghi, Rotaliana, Cembra) l’aumento scattato con il nuovo anno scolastico è del 10 per cento: si è passati da 2 a 2,20 euro di tariffa minima e da 4 a 4,40 euro di massima.

Un’amara sorpresa per i tanti genitori che nei giorni scorsi, a ridosso dell’avvio delle lezioni, si sono presentati agli sportelli delle Casse Rurali per ritirare i blocchetti dei buoni pasto. Fatti due calcoli, per un bambino che mangia in mensa a scuola cinque volte a settimana, l’aumento può arrivare a 2 euro a settimana per chi paga la tariffa massima, ovvero 8 euro più di prima ogni mese, circa 70 euro all’anno considerati i 9 mesi di scuola. Non sorprende dunque lo stupore di molte famiglie, che hanno fatto arrivare anche al giornale tutto il loro disappunto.

Ma come si spiegano queste disparità tra un territorio e l’altro? Nel caso dei buoni mensa per le scuole materne, per esempio, è la Provincia a stabilire le tariffe: che quest’anno sono rimaste uguali all’anno scorso, vale a dire da 2 a 4 euro. Per gli asili nido sono i Comuni a fissare il costo dei buoni. Per quanto riguarda invece le scuole primaria e secondaria, la competenza dall’anno scorso è passata dalla Provincia alle Comunità di valle.

Nel 2012 quasi tutte le Comunità avevano optato per tenere fermo il costo, a parte il Primiero che aveva ritoccato di 10 centesimi la tariffa minima e di 20 la massima. Ma da quest’anno, fatti due conti con il budget a disposizione, gli enti di valle si sono mossi in ordine sparso. E in molti - considerato anche che le tariffe delle mense erano ferme da tre anni - non hanno avuto alternativa che chiedere qualcosa di più alle famiglie.

Va ricordato infatti che le Comunità lavorano a budget: se in passato i Comprensori agivano su delega della Provincia, che poi copriva interamente i costi per le mense, in tempi di spending review le Comunità hanno un budget a disposizione che devono farsi bastare: e per finanziare i costi aggiuntivi non resta che alzare le tariffe.

Ecco dunque spiegato perché, dalle elementari alle superiori, i rincari sono scattati in gran parte della provincia. Chi non ha alzato il costo del ticket sono le Comunità della Vallagarina, l’Alta Valsugana, la val di Non, le Giudicarie, il Primiero (che aveva però aumentato i buoni l’anno scorso, passando a 2,10 euro di tariffa minima e 4,20 euro di massima), il Comun General de Fascia, la Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri.

Altre hanno invece ritoccato al rialzo, chi più chi meno, e tra queste c’è tutto il territorio dell’ex comprensorio C5, quello con Trento e la valle dell’Adige, dunque con un altissimo tasso di popolazione scolastica: qui i buoni mensa sono passati da 2 a 2,20 euro per la tariffa minima e da 4 a 4,40 per la massima. All’interno di questa forbice ci sono circa 72 tipi di quote diverse che le famiglie pagano in base al loro indice Icef che misura reddito, patrimonio e numero di figli. In Alto Garda e Ledro i buoni pasto sono passati da 2 euro a 2,20 e da 4 euro a 4,16. In Valsugana e Tesino gli studenti pagheranno 50 centesimi più dell’anno scorso: tariffa minima salita a 2,50 e massima a 4,50. Infine la Comunità della val di Fiemme ha lasciato invariata la tariffa minima a 2 euro (ma per gli studenti della Formazione professionale si è passati a 3 euro) e ha alzato di un euro la massima, passando da 4 a 5 euro.

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