Nuova via aperta sulle Pale di S. Martino

Renzo Corona e Flavio Piccinini hanno compiuto l’impresa lungo la parete Nord: la hanno chiamata “Stralasegne”


di Raffaele Bonaccorso


PRIMIERO SAN MARTINO. Come spesso capita in certi ambienti di alpinisti, chi apre una nuova via di un certo interesse, tiene per sé la notizia o al massimo la condivide con i più intimi. Così è stato anche per i due alpinisti primierotti, Renzo Corona e Flavio Piccinini, che prima di Natale(20 e 21 dicembre) hanno aperto una nuova via alpinistica di misto sulla parete Nord della Pala di San Martino. L’hanno chiamata “Stralasegne”, perché in dialetto vengono chiamate così i rigoli di acqua che cadono dai tetti e che scavano dei solchi sul terreno. Si tratta, è bene dirlo, per chi se ne intende, di 500 m, con difficoltà M5 e 1 passaggio M6.

A far luce sull’impresa è il report di Renzo Corona, dal quale riportiamo alcuni passaggi.

«Era da un po’ di anni che girando per le Pale di San Martino, le guardavo con un altro occhio, non solo quello delle vie con scarpette e magnesio, placche spigoli e strapiombi a buchi, la nuova moda va in cerca delle colate di ghiaccio anche nelle Dolomiti, possibile che le Pale non ne abbiano? Butto sempre l’occhio alla nord della Pala di San Martino, una “nord” vera: non vede mai il sole. E dai una volta, e dai un’altra, la tengo sotto occhio, sarà neve o ghiaccio quella riga bianca che va fino in cima? Ma sotto non arriva fino alla base. Un anno provo anche a metterci su le mani: cavolo che freddo. Un tiro e poi torno. A metà dicembre vado a darci ancora un occhio. C’è una riga bianca che dalla cima si ferma in basso a 50 metri dal ghiacciaio. Bisogna andare a vedere: dai Flavio (Piccinini ndr) si va, è la volta buona! Neve dura, ghiaccio, roccia. Rggiungiamo la grotta dove eravamo già arrivati. E' comoda e in cima non arriveremo in ogni caso. Così il terzo incomodo (il saccone) adesso si rivela il terzo, comodo: un bivacco nel cuore della parete nord, con il tramonto sulle Pale. Impossibile descriverlo».

E poi Renzo Corona continua: «La mattina il tiro con il tetto, poi sopra; via veloci sempre su 'sta riga di ghiaccio e neve verticale. Bello, tanto da non credere di essere in Dolomiti. L’ultimo tiro più facile. Poi neve e poi la cima. C'è il nuovo bivacco delle Aquile. Peccato avrei fatto volentieri una firma sul libro, la faremo in primavera. Ci godiamo il sole che ti fa respirare a pieni polmoni quest’aria di montagna, poi giù a doppie per l’ombra della parete nord».













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