«Noi, web-poliziotti in aiuto ai giovani»

I lati negativi di internet affrontati in un convegno. Attenti: i ladri capiscono quando la casa è vuota grazie a Facebook


di Giulia Merlo


TRENTO. La premessa è lapidaria: nessuna forza di polizia può assicurare la sicurezza nel web. Così Mauro Berti, responsabile dell’Ufficio Indagini Pedofilia della Polizia delle Comunicazioni di Trento, ha iniziato la sua presentazione in tema di rischi per i minori, nell’ambito della conferenza «Mio figlio è sempre con la testa nel web» promossa dalla Provincia di Trento e dall’Agcom.

«Oggi internet è una costante, - ha spiegato Berti - con computer e smartphone i nostri ragazzi sono perennemente connessi, e noi adulti abbiamo grosse difficoltà a capire anche solo cosa stanno facendo quando chattano su Facebook, scrivono su Twitter o si iscrivono a Netlog, per non parlare poi della poca dimestichezza che abbiamo con i dispositivi in sé». Le risposte al problema della sicurezza non possono essere demandate al legislatore, il cui intervento normativo è ancora poco aderente alla realtà del web, ma è necessario che il minore assuma consapevolezza delle potenzialità ma anche dei rischi connessi a internet prima di tutto attraverso il dialogo, sia in famiglia che a scuola, luoghi in cui insegnare ai ragazzi come sfruttare le potenzialità di un mondo interconnesso, nel rispetto di sé e degli altri. Soprattutto, la riflessione deve riguardare quali tipi di informazioni che è prudente dare, per esempio su Facebook: «Senza voler generare allarmismi, - ha raccontato Berti - un esempio significativo è quello di un furto che abbiamo sventato a Trento qualche mese fa. I ladri, colti in fragrante perché il troppo rumore aveva insospettito i vicini, hanno confessato di essere amici su Facebook del proprietario di casa, e di aver saputo dal suo profilo che viveva solo, dove, e anche che quel giorno sarebbe andato a sciare con gli amici lasciando l’appartamento incustodito». Insomma lanciare in rete, visibili ad un numero di amici virtuali che solitamente è molto più alto di quelli reali, può nascondere delle insidie a cui nemmeno si penserebbe.

Fondamentale - è stato spiegato - è che si sviluppi negli adolescenti un senso critico sia rispetto alle informazioni date che a quelle ricevute dal web, facendo attenzione a ciò che si scrive di sé e degli altri nei social network, perché quanto inserito non è poi più gestibile né rimuovibile, e la rete non cancella nulla, ma amplifica l’informazione.

Al dibattito hanno preso parte anche la psichiatra Serena Valorzi, che ha analizzato il tipo di rapporti tra i giovani e la dipendenza dalle nuove tecnologie, Nicola Sollecito, dell’Associazione provinciale per i Minori, impegnato da anni in progetti di educazione all’uso corretto dei nuovi media e Michele Kettmaier, della fondazione Ahref, che ha approfondito il rapporto tra web e legalità.

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