politica

«Noi, sindaci al risparmio. Siano virtuosi anche loro»

Anche i primi cittadini di Trento, Rovereto, Borgo e Riva contrari all’ipotesi di aumenti «In questo momento di crisi non è possibile pensare agli interessi di una casta»


di Katia Dell’Eva


TRENTO. «Dal 2013 i nostri stipendi sono stati ridotti del 7%». Così esordiscono tutti i sindaci che abbiamo interrogato in merito alla proposta, tutta trentina, di modifica alla riforma Renzi - Boschi. «Noi, in tempi molto meno sospetti, ci siamo mossi in direzione del risparmio: abbiamo ridotto i costi, ridotto il numero di membri presenti nelle giunte e, addirittura, ridotto il numero stesso dei Comuni» affermano i sindaci di Trento, Rovereto, Borgo e Riva. A sottolineare, insomma, che la loro parte l'hanno fatta. Una parte che, sostiene con più veemenza dei suoi colleghi il primo cittadino di Borgo, Fabio Dalledonne «non dovrebbe essere solo nostra: dovremmo essere tutti uniti, tanto dal fronte comunale, che da quelli provinciale e regionale. Sarebbe il momento di smettere di pensare soltanto agli interessi della propria "casta"».

Leggi la notizia: riforma aggirata con l'obiettivo di aumentare l'indennità dei consiglieri provinciali

Più cauta, la posizione di Alessandro Andreatta, Adalberto Mosaner e Francesco Valduga. Sottolineando tutti la volontà di tenersi ben distanti da una mera demagogia, e sostenendo quindi che ogni carica di responsabilità merita il giusto riconoscimento, rimarcano l'importanza dell'essere credibili. Questo significa automaticamente tener conto del contesto storico in cui si opera. Un contesto che, come tutti sappiamo, è attraversato da una profonda crisi. «In un momento complicato da gravi difficoltà economiche, come quello in cui viviamo, ci vorrebbe buonsenso» afferma Andreatta, sindaco di Trento, il cui stipendio dovrebbe, secondo legge, fare da metro di paragone per i guadagni dei consiglieri regionali, che pure sembrano non accontentarsene.

«Parlare di giusto riconoscimento per il lavoro che le amministrazioni svolgono, in un periodo come questo, vuol dire, per forza di cose, parlare di contenimento» sostiene, da parte sua, il sindaco di Riva, Mosaner. Mentre il primo cittadino di Rovereto, Valduga, replica: «In un momento di crisi, anche solo pensare ad un aumento dei vitalizi, non è mai una buona cosa».

Molto più duro Dalledonne, con il suo secco “no”: «Qualsiasi forma di aumento è inopportuna. Al contrario, si deve proseguire sulla strada della moralizzazione». A detta sua, inoltre, «un sindaco ha molte più responsabilità di un consigliere. Già così, quindi, si potrebbe dire che guadagnino troppo».

C'è chi si infiamma e chi argomenta in maniera più tiepida, ma, ancora una volta, tutti i sindaci si trovano uniti nell'idea che proposte di questo tipo si rivelino controproducenti per la politica stessa: «La politica è un servizio. Un servizio per il quale veniamo continuamente giudicati: l'opinione pubblica osserva quel che facciamo e come lo facciamo. Incentivare degli aumenti di stipendio porta la gente, che già ne ha preso le distanze da tempo, ad allontanarsene sempre più».

 













Scuola & Ricerca

In primo piano