«Noi corriamo per far nascere un figlio» 

Alla Marcialonga la protesta delle mamme contro la chiusura del punto nascite di Cavalese: presto l’incontro con Zeni


di Luciano Chinetti


CAVALESE. Il Comitato Fiemme “Giù le mani dall’ospedale di Cavalese”, guidato da Rita Rasom ha centrato l’obiettivo. Con gli striscioni posizionati in alcuni punti strategici della Marcialonga di ieri ha lanciato un messaggio forte a politici ed amministratori pubblici sull’importanza di riaprire al più presto il punto nascita di Cavalese, rispettando gli impegni assunti. Un folto gruppo di mamme di Fiemme, ieri mattina, con in testa la stessa presidente Rasom, affiancata dalla cofondatrice del Gruppo Facebook Patrizia Caviola e dal portavoce Paolo Scarian, si è fermato sotto lo striscione da loro preparato per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dei punto nascite non solo di Cavalese ma dell’intero Trentino. «Le nostre famiglie sono state private di servizi essenziali presenti sul territorio da moltissimi anni come pediatria ospedaliera notturna, ginecologia e ostetricia – si legge nel volantino distribuito a tutti i cittadini ed ospiti – l’ospedale di Fiemme è stato costruito dalle mani dei nostri predecessori, che con sacrificio e dedizione hanno saputo offrire alla popolazione delle valli sicurezza piena in un contesto famigliare e allo stesso tempo altamente professionale. In occasione di questa grande manifestazione vogliamo fare un raffronto tra le oggettive difficoltà nel raggiungere un traguardo a livello sportivo e il raggiungimento di una meta per dare alla luce un figlio. Stessa distanza, ma condizioni fortemente differenti». «Anche per noi mamme – prosegue il volantino- l’attesa è un dono speciale, unico. Quando poi quel dono lo tieni tra le braccia ne cogli l’immensità e te ne innamori per sempre. 70 Km per noi mamme, 70 Km per darlo alla luce, 70 km per dargli le giuste cure in caso di malessere notturno, 70 km in cui nessuno ti assicura che la strada sia libera per arrivare senza difficoltà all’ospedale, 70 Km in cui nessuno ti garantisce ristoro, né per il corpo né per l’anima, che tanto soffrono sia nel travaglio sia nel correre per arrivare a Trento prima che tutto si aggravi, 70 Km in cui il tifo spesso tace quando manifesti la tua preoccupazione di madre». Il Comitato lancia naturalmente il suo messaggio forte: «Mentre oggi sostenete i vostri amici che percorrono questi 70 Km rivolgete un attimo il pensiero ai 70 Km delle mamme e dei bambini di queste valli, quando li vedete sani e felici al traguardo, pensate che lo stesso diritto dovrebbero averlo anche le persone che vivono su questo territorio 365 giorni all’anno».

Intanto, il Comitato un primo risultato concreto lo ha già ottenuto con un incontro informale con l’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni che ha riconfermato che appena si otterrà dal Comitato nazionale la necessari autorizzazione ci si attiverà per riaprire il punto nascite di Cavalese.

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