Niente matrimonio se la sposa è clandestina

La corte costituzionale dice no all'unione fra una clandestina e un trentino



TRENTO. Lei era arrivata in Trentino per amore, ma il sentimento, ricambiato, per un barista di Campodenno a quanto pare non è sufficiente per permetterle di sposarsi e di rimanere - da regolare - in Italia. Il giudice di pace di Trento le aveva dato una speranza, ma ora è arrivata la decisione della corte costituzionale a demolire i suoi sogni e a farla tornare clandestina. Insomma in base alla Costituzione italiana, «questo matrimonio non s'ha da fare».

La storia inizia del 2009 quando - via Spagna - la ragazza arriva in Italia dal Cile. Ha una «missione» speciale, ossia quella di sposarsi. Ma c'è un intoppo: quando i due fidanzati si rivolgo all'ufficio anagrafe per iniziare l'iter necessario ad arrivare alle nozze scoprono che la ragazza non è in grado di fornire la documentazione relativa al divorzio cileno e le viene contestato il reato di clandestinità. Da qui parte il ricorso al giudice di pace che ha sospeso l'iter dell'espulsione e ha inviato anche tutti gli atti alla Corte costituzionale perché «il diniego all'esercizio del diritto a contrarre il matrimonio in virtù del suo status di irregolare appare palesemente in contrasto con l'articolo 29, primo comma, della Costituzione strettamente connesso all'articolo 2, in quanto i costituenti hanno inteso garantire all'individuo, indipendentemente dal requisito della cittadinanza, l'esercizio di questo diritto umano e fondamentale».

Il giudice ha anche sottolineato come la mancanza di un valido titolo di soggiorno non può impedire allo straniero il libero esercizio del suo diritto a contrarre matrimonio: «il matrimonio con clandestino o fra clandestini non è in astratto contrario all'ordine pubblico, ma risponde alla funzione di unità famigliare tutelata dalla Costituzione». Nell'ordinanza di rimessione alla Corte, viene anche richiamata la «Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e della libertà fondamentali». E tira in ballo anche la modifica, che risale al 2009 nell'ambito del pacchetto sicurezza, che ha cambiato l'articolo 116 del codice civile che prevede che, oltre a un nulla osta rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza, gli stranieri, devono presentare anche un documento che attesti la regolarità del soggiorno in Italia.

A circa un anno di distanza arriva la risposta della corte costituzionale e ha la forma di un'ordinanza con la quale «dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale. Come a dire che nessuna delle norme che vieta di fatto il matrimonio fra la ragazza cilena e il trentino è contrario a quanto previsto dalla carta costituzionale. E quindi semplicemente, il matrimonio fra una clandestina e un italiano non può essere celebrato. I due, quindi, dovranno trovare il modo di sanare la posizione della ragazza e solo allora potranno iniziare ad organizzare il grande giorno.













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