IL CASO

Nato a Cavalese, trasferito subito a Trento d’urgenza 

Allarme a 15 giorni dalla riapertura del reparto per un neonato in sofferenza. Trasferimento al Santa Chiara in elicottero, ora sta bene. Verifiche in corso sul caso


di Andrea Selva


TRENTO. Nel punto nascita di Cavalese sono nati finora 10 bambini, il dato è stato fornito l’altro giorno dall’assessora provinciale Stefania Segnana in occasione degli auguri di Natale nella sede dell’azienda sanitaria. Ma quello che l’assessora non ha detto è che l’ottavo bambino, nato nella notte fra venerdì e sabato scorso a Cavalese, è stato trasportato a Trento d’urgenza, dove è stato ricoverato nel reparto di neonatologia a causa di uno stato di sofferenza. La buona notizia è che il bambino sarebbe fuori pericolo, ma sull’episodio l’Azienda sanitaria sta svolgendo una serie di accertamenti per verificare che i normali protocolli ma anche le procedure previste dalla deroga concordata con il ministero per la riapertura del reparto siano stati seguiti correttamente.

Il parto, come la gravidanza portata a termine dalla madre, si annunciava privo di complicazioni tanto che non c’era motivo di organizzare il trasferimento all’ospedale di Trento, come previsto nel caso di situazioni che prevedono anche un minimo rischio. Ma dopo la nascita, il test del ph sul bambino ha rivelato un valore di 6,9, assolutamente sotto la soglia di sicurezza, indicatore di un grave stato di sofferenza da parte del piccolo. Subito è partita la chiamata al neonatologo in servizio all’ospedale di Trento che in pochi minuti ha raggiunto l’ospedale di Cavalese dove ha preso in carico il neonato (seguito fino a quel momento da un medico “gettonista”) e ne ha disposto il trasferimento all’ospedale Santa Chiara di Trento, in particolare nel reparto di terapia intensiva neonatale.

Secondo quanto ha potuto apprendere il nostro giornale le condizioni del neonato si sono in seguito stabilizzate, ma il caso ha creato una certa preoccupazione all’interno delle strutture sanitarie coinvolte, tanto che è stata avviata una verifica (“di rito” precisano fonti sanitarie) sulle procedure seguite.

Si tratta di un episodio molto delicato, soprattutto per il fatto che si è verificato nel contesto di una deroga senza eguali in Italia, concessa dal ministero all’ospedale di Cavalese. Una deroga richiesta dall’ex maggioranza di centro sinistra autonomista e appoggiata (e infine rivendicata negli ultimi mesi) dai consiglieri provinciali della Lega e dal Movimento 5 Stelle nonostante la contrarietà dei medici che hanno sempre messo in evidenza i problemi di sicurezza all’interno di punti nascita dove il personale ha la possibilità di seguire solo un parto ogni due o tre giorni, come avviene appunto a Cavalese. Secondo i numeri registrati in questi giorni nel punto nascita della valle di Fiemme potrebbero nascere in un anno meno di 200 bambini, mentre la soglia minima fissata dal ministero per tutti gli altri punti nascita è di 500 parti all’anno.

La vicenda si presta in realtà anche a una doppia lettura: le procedure concordate con il ministero hanno funzionato, tanto che il bambino, immediatamente trasferito a Trento in elicottero, sarebbe fuori pericolo. Ma come sarebbe andata se l’elicottero (come accade in alcune situazioni legate soprattutto al maltempo) non avesse potuto volare? E ancora: i medici di un piccolo punto nascita hanno sufficiente esperienza per affrontare situazioni d’emergenza come quella che si è verificata a Cavalese a 15 giorni dall’apertura? Ecco le domande a cui la giunta provinciale e l’Azienda sanitaria sono chiamate a dare una risposta.













Scuola & Ricerca

In primo piano