NAGO

Nago, i 100 anni al volante di «Gioanim»

Giovanni Giuliani, classe 1916, si muove ancora a bordo della sua Golf: «E mi hanno anche tolto l’obbligo degli occhiali»


di Sara Bassetti


NAGO. Cento anni e un volante tra le mani. Un volto e una storia che regalano tanta tenerezza, nostalgia e una bellezza senza età. Perché gli anni spesso sono solo un dato anagrafico, non un limite.

L’età non è un ostacolo per chi non ha alcuna intenzione di rinunciare alle chiavi della propria libertà e della propria indipendenza. «Fino al 2017 sono a posto" racconta, con la patente stretta tra le mani. Nulla di strano, se non fosse che Giovanni Giuliani, di Nago, lo scorso 19 marzo ha spento le sue prime cento candeline. La patente riporta chiara la data di nascita: 1916. Un traguardo, si potrebbe dire. I medici convocati per il rinnovo lo hanno promosso a pieni voti, anzi, gli hanno addirittura tolto l’obbligo degli occhiali. Volto fresco e spirito giovanile, il “Gioanim” ha tutte le carte in regola per mettersi ancora in gioco con la passione per la sua macchina, che non alcuna intenzione di lasciare ferma nel garage.

Il centenario, che non mostra certo i segni dell'anzianità, transita con la sua auto quasi quotidianamente per le vie del paese, e, come non è difficile immaginare, è uno tra i guidatori d’auto con patente più anziani d’Italia. «Ho comprato una Fiat 850 e l’ho tenuta per un paio di anni – racconta, con una disarmante lucidità - Poi nel ’77 è arrivata la Golf. Non la cambierei mai, costa poco di bollo e di assicurazione, ed è sempre andata bene. Le macchine che costruivano una volta erano molto meglio di quelle di adesso». La sua Volkswagen prima serie verde pisello è ormai diventata un veicolo d’epoca, ma è ancora lustra come un tempo, ed è gelosamente custodita nel portone sotto casa. «Ho preso la patente nel 1971. Prima mi muovevo con la bici, e con una moto mezza scassata. Poi ho comprato la Morini, quella andava bene!».

Con un sorriso invidiabile, racconta i suoi spostamenti. «Ora non faccio tanta strada: uso la macchina per andare in campagna, a Nago, e a far visita al cimitero. Vado ad Arco magari. Per tre anni, fino allo scorso novembre, sono andato da Nago alla casa di riposo di Riva quasi tutti i giorni per far compagnia a mia moglie». In trentanove anni la Golf deve averne fatti tanti di chilometri, anche se Giovanni ammette di non aver mai percorso tragitti lunghi, e di non essere mai stato oltre confine: solo qualche vacanza a Trieste e un paio di giretti a Milano. Tanti sono stati, invece, i viaggi alla volta di Asiago, dove negli anni Sessanta Giovanni aveva costruito una casa per le vacanze. Oltre confine, però, per un paio di anni, c’è stato. È nato, infatti, in Moravia, regione in cui la madre era stata sfollata all’inizio della Grande guerra.

La sua vita è stata contrassegnata da forti emozioni, che rivede ancora nitidamente come lo scorrere di un film di cui è particolarmente orgoglioso. «Quando sono arrivato a Nago ero piccolo e della Moravia non ricordo molto. Ho studiato, e a dodici anni ho iniziato a lavorare in campagna, mungevo le mucche e custodivo gli animali. Occasioni di lavoro diverse sono arrivate solo dopo la Seconda guerra mondiale».

Nel 1933 ha attraversato uno dei momenti più difficili: «Un’impresa aveva cominciato a costruire la nuova strada, quella che da Nago porta a Torbole – racconta – e sono stato preso per lavorare come “bocia”. Ma un giorno, mentre scendevo con un carretto, un ponte è crollato. Ho trascorso un mese in ospedale e dieci in un sanatorio».

Ma tanti sono i racconti dei momenti belli e tante le passioni: l’amore per la moglie e la famiglia, per l’orto (che quest’anno non ha ancora deciso se coltivare o meno «perché – dice – bisogna avere tanto tempo!”) e per il ballo. Giovanni, pur seguito dalla sua famiglia, è ancora indipendente, si prepara da solo anche il pranzo e la cena. «Il segreto per diventare vecchi? Mangiare poco e cose sane», e poi precisa: «Il lavoro non fa male. Fanno male i problemi che si porta dietro chi non lavora.» Parole che trasmettono sensazioni di affetto, la grazia dei ritmi lenti e che hanno il bellissimo sapore del prendersi cura.07













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