IL MUSEO DI TRENTO

Muse, autofinanziate metà delle spese: «Traguardo inaspettato»

Lanzinger: «Visite in crescita, ma ora dobbiamo organizzarci con formule nuove». Le analisi sui costi : «Già restituiti alla collettività gli investimenti della Provincia»


di Andrea Selva


TRENTO. Oltre un milione di visitatori in due anni e un autofinanziamento che copre circa il 44 per cento delle spese correnti. Ecco i numeri del Muse che ha festeggiato ieri i due anni di vita.

Direttore Michele Lanzinger, che significa autofinanziamento?

Sono le entrate che derivano dagli ingressi, dalle consulenze scientifiche, dalle attività educative, ma anche dal negozio e dalle sponsorizzazioni. Su questo fronte abbiamo superato le aspettative e le buone pratiche previste per i musei pubblici. Il Louvre di Parigi è al 12%.

E’ un traguardo raggiunto nel 2014, con oltre 5 milioni di entrate, ma non si tratta di una somma garantita. E’ un problema per il museo?

Diciamo che per garantire l’offerta attuale dipendiamo dal mercato. Investiamo molto in risorse umane. Abbiamo 188 dipendenti (full time equivalent) ma se poi questo 44 per cento di auto finanziamento cala che facciamo? La sfida del Muse ora sarà quella di organizzarsi (con formule nuove che dovranno essere studiate) in modo da far fronte a questa quota variabile con logiche che sono diverse da quelle di un ente pubblico che assume i dipendenti a tempo indeterminato.

I successi del Muse in cifre

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Dopo l’inaugurazione c’è stato un numero eccezionale di visitatori. Poi cos’è successo?

Tipicamente dopo 18 mesi inizia un calo fisiologico. Noi dopo un anno abbiamo registrato una lieve flessione, ma questa primavera abbiamo avuto una crescita fra il 15 e il 18 per cento rispetto al 2014. Questo significa che oltre all’effetto novità c’è la percezione di un museo interessante da vedere.

Quanto contano per il museo i turisti che scelgono il Trentino?

L’anno scorso - con un’estate di brutto tempo - sono stati una componente molto importante. Ma anche il museo è stato importante per il turismo trentino.

Vale anche quest’anno con il gran caldo?

Le rispondo con una battuta: possiamo dire ai turisti che siamo un luogo fresco molto più interessante in cui rifugiarsi rispetto a un negozio di biancheria con l’aria condizionata.

Quanto conta l’architettura?

Conta. E’ una delle componenti che rendono il nostro museo attrattivo.

C’è un difetto in questa struttura disegnata da Renzo Piano?

La sala conferenze da 90 posti non ha una capienza che ci consente grandi ambizioni, ma quando è stata progettata in realtà era previsto il grande auditorium (ora biblioteca universitaria) dall’altra parte del quartiere delle Albere.

Avete sacrificato lo stagno esterno per il progetto dedicato alle coltivazioni. C’erano problemi con quello specchio d’acqua?

In realtà in quell’area l’autunno prossimo sarà scavato un tunnel a 4 metri di profondità che ci consentirà di abbattere fino al 30% i costi di climatizzazione della serra in estate e in inverno, sfruttando la temperatura che lì sotto sarà di 14 gradi.

Il rapporto con il resto del quartiere delle Albere funziona?

Il quartiere potrebbe essere più vivace, ma noi guardiamo alla città.

La città ha guardato in passato al Muse come un gioiello costoso.

Non ha più senso discutere su quanto è costato il Muse: possiamo considerarlo un investimento infrastrutturale che ha portato 100 milioni in due anni sulla città, come spieghiamo nel nostro bilancio sociale. Quello che è stato speso per il Muse è già stato restituito e l’impatto fiscale annuale è superiore a quando la Provincia spende per noi all’anno.

E’ vero che ambisce a coordinare i musei trentini?

No. E non penso che ci sia chi vuole questa cosa. Sono al Muse da quando ero ricercatore. E’ vero che non è mai tardi per cambiare lavoro, ma ne deve valere la pena.













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