Movida in città, nasce il «partito» dei baristi

Il movimento per ora ha una decina di componenti: la decisione di prendere in mano la situazione dopo il sequestro della Cantinota: «È ora di muoversi»


di Paolo Piffer


TRENTO. Non ne possono più e hanno deciso di fare da soli. Fino ad avere intenzione di costituire un movimento, financo un partito, sorta di Cobas, e magari presentarsi alle prossime comunali. Una provocazione, ma mica tanto visto che tra i punti all’ordine del giorno dell’incontro tra una decina di baristi che è previsto per oggi c’è anche questo.

Il fattaccio che ha messo la “macchina” in movimento è quello della Cantinota, il locale al quale sono stati messi i sigilli, parzialmente dismessi nei giorni seguenti, a causa degli schiamazzi in strada e della musica troppo alta. Ma i mugugni covavano da tempo. La conferma che qualcosa si sta muovendo arriva da Martina Dalpalù dell’Accademia. «Certo, adesso ci troviamo - afferma - Saremo una decina, per adesso. E’ ora di muoversi, anche pensando a costituirci in movimento e dire la nostra in occasione delle prossime elezioni comunali. Ma vogliamo interloquire con tutti, allargare la base».

Oltre all’Accademia e alla Cantinota le prime adesioni alla mobilitazione sono arrivate, tra gli altri, dal Picaro, dal Flambar e dalla Scaletta. «Vede - prosegue Martina Dalpalù - non ci sentiamo rappresentati neanche dalle nostre associazioni di categoria, Confcommercio e Unione. A volte intervengono sul singolo caso ma è necessario fare un ragionamento complessivo. Che riguardi sia chi propone musica che chi non la fa. Anche per capire che tipo di città vogliamo. Non è possibile che bastino due residenti che protestano per far chiudere un locale».

Girando per i locali se ne sentono parecchie. Raccontano, chiedendo, per prudenza, l’anonimato. Multe che arrivano tra capo e collo per il semplice fatto che fuori dal locale si alzano un po’ i toni. «I danni e le beffe - annota un barista - Arrivano con le birre prese al supermercato, manco entrano, e se le scolano all’esterno. E io che ci posso fare? L’ho detto e i vigili mi hanno risposto che sono comunque responsabile. Come per chi ha alzato il gomito e se ne va facendo casino. Sarà…».

Raccontano, ma di questo non abbiamo conferma diretta, che fuori da un bar del centro c’è chi arriva con il carrello delle birre in vendita a 30 centesimi. Che neanche al market si trovano. Chissà da dove proverranno. Certo è che, in questo caso, nessuno pare essere intervenuto. «Investiamo molto - prosegue la titolare dell’Accademia - per cercare di fare tutto il possibile perché non ci siano disagi per i residenti. Ci parliamo, controlliamo. Ma le difficoltà ci sono, inutile nasconderlo». E’ il solito problema, non certo nuovo. Da una parte si vuole una città vivace, anche la sera. Dall’altra la natura di una sede universitaria, che ha portato parecchi benefici anche ai residenti, conduce naturalmente i ragazzi a sciamare in centro fino a tardi. Con, a volte, se non spesso, le relative rimostranze di chi vuole riposare in santa pace. Un dialogo tra sordi. E adesso diversi baristi hanno deciso di muoversi, autonomamente. Non sarà certo l’ultima puntata. Magari l’inizio di una nuova forma di protesta e mobilitazione. Pare proprio almeno fino alle prossime elezioni.













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