Morto il poliziotto caduto con gli sci 

Bruno Paoli aveva 48 anni: lascia l’amata Marta e i tre figli. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo



TRENTO. È morto ieri al Santa Chiara Bruno Paoli, il poliziotto di 48 anni di Sant’Orsola ricoverato in rianimazione dopo la rovinosa caduta con gli sci in Panarotta sabato. Le speranza di tornare a vedere il suo sorriso, di vederlo di nuovo in divisa o abbracciato alla compagna Marta e ai tre figli, si sono spente. Un momento di grandissimo dolore che è stato trasformato anche in un momento di speranza. La famiglia di Bruno ha acconsentito alla donazione degli organi dell’uomo che potranno dare una nuova di vita, nuove possibilità a degli sconosciuti.

È un lutto che non trova parole per esprimersi quello che ha colpito la grande famiglia di Paoli ma anche quella della polizia. In tanti in questi giorni sono passati dall’ospedale per portare la loro vicinanza, con la speranza che i medici potessero salvare la vita a questo uomo che lascia un vuoto enorme. E lascia, assieme all’amata Marta i tre figli, Enrico di 12 anni, Chiara di 8 e Alessio di due.

Bruno Paoli si era arruolato in polizia nel 1989, era stato a Milano, al Brennero e poi era arrivato alla Stradale a Trento. Nel 2013, quando era stata aperta la sottosezione autostradale, era passato agli uffici che si trovano all’uscita di Trento centro dell’A22. «Un uomo che ha sempre combattuto contro le ingiustizie - così lo ricorda il comandante della sottosezione di Trento Pasquale Borgomeo - e anche a favore del personale nel suo ruolo di segretario provinciale del Siap. Un poliziotto molto scrupoloso nel suo lavoro, una persona sulla quale potevi sempre contare». «Una tragedia che ha colpito tutti, Bruno era un poliziotto molto conosciuto e apprezzato e la sua morte ha toccato ognuno di noi. Lui era sempre in prima linea sul lavoro e non si tirava mai indietro» spiega il dirigente della Stradale, Giansante Tognarelli. E poi ci sono i tanti colleghi ammutoliti dal dolore e da una tragedia che ha tolto il fiato. E che raccontano di Bruno con un affetto profondo unito al rispetto.

Una morte, quella di Paoli (che aveva anche lavorato nelle squadre di soccorso piste della questura), con tanti interrogativi. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. È stato messo sotto seuqestro il tratto di pista dove è avvenuto l’incidente, oggi sarà eseguita l’autopsia e saranno fatte delle verifiche sulla pista. Verifiche per accertare che gli impiantisti abbiamo preso tutte le precauzioni necessarie e rispettato le prescrizioni che erano state indicate. L’incidente era avvenuto lungo una pista di collegamento che porta dalla malga «Montagna granda» all’arrivo della pista Rigolor. Paoli, che era con due figli, è finito in una scarpata sbattendo violentemente il capo. A dare l’allarme era stato il figlio Enrico. Allievo dei vigili del fuoco, si è comportato come un «grande» facendo quello gli era stato insegnato. In un momento terribile, difficilissimo, il ragazzino ha chiamato il 112, ha dato tutte le indicazioni per non far perdere tempo ai soccorritori. Ma purtroppo tutto è stato inutile, la corsa contro il tempo non è riuscita a strappare alla morte Bruno. (m.d.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano