Moria di anguille: allarme diossina

Il ministero chiede accertamenti immediati ai laboratori di Padova e Brescia



RIVA. Il nuovo allarme è partito da Bardolino e dalla sponda bresciana martedì ed ha assunto subito rilevanza nazionale, tanto che il Ministero ha chiesto immediati accertamenti sanitari: un numero inconsueto di anquille morte è comparso sulle spiagge del Garda. L'episodio è stato subito messo in relazione con l'inquinamento da diossina di cui nella primavera scorsa proprio le anquille del lago avevano denuciato la presenza.

Il sottosegretario Martini ha chiesto che campioni delle anguille trovate morte sulle rive siano analizzati nei laboratori degli istituti zooprofilattici di Padova e Brescia, ma ha anche sollecitato i servizi veterinari delle zone rivierasche ad intensificare i controlli, per avere una mappatura più attendibile delle dimensioni sia numeriche che geografiche del fenomeno: ad oggi l'allarme è stato lanciato da pescatori e villeggianti, che hanno anche raccolto e portato decine di pesci morti ai guardiapesca.

Nell'Alto Garda, rassicura il servizio veterinario locale, non è stato segnalato nemmeno un caso di morie che si possano giudicare anomale. E nemmeno in Provincia il nuovo allarme ha creato particolare agitazione. Senza voler fornire certezze che le analisi di laboratorio potrebbero smentire, tra gli esperti c'è anche molto scetticismo sul fatto che possa essere stata la diossina, trovata in primavera in alcune anguille ma in percentuali che pur oltre i limiti per il consumo umano, non sono affatto compatibili con una intossicazione acuta. Insomma, perchè la diossina sia in grado di ammazzare i pesci ce ne vorrebbe migliaia di volte di più. Più probabile quindi un inquinamento di tipo diverso (ma dovrebbe colpire anche altri pesci, più e prima delle resistenti anguille) o un fenomeno naturale o umano che abbia ucciso quei pesci.

Per quanto riguarda la diossina, nel suo ultimo intervento il sottosegretario Martini ha ricordato che tutte le province interessate devono fargli pervenire entro il 15 settembre i risultati delle analisi compiute sui sedimenti di fondo del lago, nel quale era stata disposta una campagna sistematica di carotaggi a inizio estate. Per la parte trentina, se ne doveva occupare l'Appa. Da dove assicurano che i dati sono stati già inviati al ministero da tempo. Per ragioni di riservatezza interne, non vengono divulgati ma sarebbero rassicuranti. Delle dieci anquille campionate nella porzione di Garda trentino, solo una era risultata contaminata. Gli esami dei fondali avrebbero confermato una condizione generale buona.

Le anquille, pesci di fondo molto longevi, potrebbero avere subito la contaminazione da diossina anche molti anni fa, ed anche molto lontano da dove sono poi state catturate. La qualità attuale delle acque del Garda da questo punto di vista sarebbe buona. I problemi sono altri, come l'eutrofizzazione. Che se alla lunga può ammazzare il lago, non mette in pericolo la salute di chi ci fa il bagno.













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