Montalbano, si smantella la «ferrata di rientro»

In primavera le frane ne avevano imposto la chiusura, ora la Sat la demolirà Ancora bloccata anche la «Marangoni»: mancano i fondi per i disgaggi



MORI. In attesa di sapere quanto costerà mettere in sicurezza la ferrata di Montalbano si smantella la vecchia ferrata di rientro. I volontari della Sat di Mori infatti stanno aspettando la comunicazione della sede centrale, per l'arrivo delle guide alpine incaricate dell'operazione.

Il percorso in questione è il sentiero attrezzato, conosciuto come "ferrata di rientro", che si trova a fianco della ferrata vera e propria, sulla destra guardando da valle. Nacque come percorso alternativo, sia per chi voleva scendere più velocemente, sia per chi non se la sentiva di affrontare l'impegnativa ferrata al centro della parete. Alcune frane verificatesi in primavera hanno convinto la Sat di Mori a chiederne lo smantellamento.

Il percorso è già stato tolto dall'elenco della Sat e verrà cancellato dal catasto. Era da tempo in stato di semi-abbandono e la Sat già valutava un'eventuale cancellazione. «Non avevamo dati sull'effettiva frequentazione, e da anni ci pensavamo, anche per la pericolosità della parete soprastante. Le recenti frane ci hanno convinto del tutto», spiega Ester Pisetta, presidente della Sat moriana. Adesso i volontari attendono una comunicazione dalla Sat centrale, che annuncerà l'arrivo delle guide alpine incaricate di smantellare le attrezzature.

Ciò che interessa veramente è il destino della ferrata principale, la "Ottorino Marangoni", a cui sono state tolti i cavi all'inizio ed alla fine in primavera, per evitare che gli escursionisti salissero nonostante il divieto. Il tema è arrivato in Provincia, con un'interrogazione di Mauro Ottobre (Patt). E alla provincia fa appello anche il segretario moriano Cristiano Moiola, in virtù del valore della ferrata per il turismo moriano. L'assessore al turismo Mellarini ha garantito le risorse per la sistemazione delle attrezzature e per la riapertura della ferrata. Ma la questione è complessa, perché la normativa provinciale non prevede finanziamenti per la messa in sicurezza di pareti.

Intanto, questa settimana, ci sarà una ricognizione in elicottero, per completare l'analisi della parete. Sulla base di questa il Comune potrà quantificare i costi della messa in sicurezza. Ma ad oggi l’unica cosa sicura, il Comune non ha i soldi per finanziare per intero l'operazione.

«Abbiamo scritto più volte alla Provincia, finora senza ottenere risposte - dice il sindaco Roberto Caliari - la legge provinciale prevede contributi provinciali per l'ente gestore (la Sat) per la manutenzione di sentieri e ferrate, ma non per rendere sicura la parete. Dovremo convincere la Provincia a stanziare un contributo per questa operazione. In generale, secondo noi si dovrebbe modificare la normativa e allargare la casistica».

Anche perché, grazie al volontariato della Sat, la Provincia risparmia ogni anno 2 milioni e mezzo di euro: soldi che altre regioni, come la Valle d'Aosta, devono invece spendere per mantenere i sentieri. A fine novembre il Comune avrà un progetto esecutivo, sulla base del quale farà richiesta di contributo a Trento. Sono così due gli interventi necessari: se per la sistemazione delle attrezzature non ci sono problemi e i soldi arriveranno direttamente alla Sat, per quanto riguarda la messa in sicurezza della roccia (disgaggi, reti, fissaggio dei massi) le modalità di finanziamento sono tutte da inventare. (ms.)

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