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Montagnoli, c’è il sì della giunta al bacino

GIUDICARIE. Un muraglione alto dodici metri, lungo quasi duecento. Non proprio una cosa trasparente. Seppur, come afferma la delibera provinciale, «non esposta a visuali di tipo panoramico». L’argome...


di Ettore Zini


GIUDICARIE. Un muraglione alto dodici metri, lungo quasi duecento. Non proprio una cosa trasparente. Seppur, come afferma la delibera provinciale, «non esposta a visuali di tipo panoramico». L’argomento è il bacino artificiale, sotto Malga Montagnoli, a quota 1776 metri: un vascone di raccolta di 41 mila metri quadrati, per alimentare il sistema di innevamento artificiale della skiarea di Madonna di Campiglio. Qualcosa come una muraglia di cemento, alta come una casa di tre piani che produrrà uno sterro, lo dicono i dati di progetto, di72.000 metri cubi. Il cui sì è arrivato in chiusura d’anno, con una delle ultime delibere adottate dalla Giunta Provinciale. Sei i sì, e un astenuto: Borgonovo Re. Per il resto, tutti concordi nell’aggiungere ai brindisi delle Funivie di Campiglio, il regalo più gradito degli ultimi anni. Un invaso che dovrebbe risolvere, una volta per tutte, la sete d’acqua degli impianti per la produzione di neve.

La decisione, seppur avversata dagli ambientalisti era già stata in pratica presa da mesi. L’iter, seppur con i distinguo del caso, in quanto area di interesse paesaggistico e con più di una criticità palese, ha seguito un percorso a dir poco lineare. E già dallo scorso 30 settembre, con l’assenso preliminare della Conferenza dei Servizi del Turismo, in pratica si sapeva che la cosa era fatta. E che nessuno avrebbe potuto arrestare un sì, pronunciato in nome della preminenza turistica della zona. «Poichè l’industria del turismo soprattutto quello invernale, legato in particolar modo alla pratica dello sci alpino, costituisce il volano dell’economia dell’intera Val Rendena – dice testuale la delibera della giunta - si ritiene, nel caso di specie, di dare la prevalenza all’interesse perseguito con l’intervento, e di conseguenza comprimere quello tutelato dalla norma urbanistica». A tamburo battente, gli altri atti: il 6 novembre è arrivato l’assenso del Servizio Urbanistica e tutela del paesaggio. Il 25 dello stesso mese, seppur “obtorto collo”, come aveva tenuto a precisare il suo presidente Antonio Caola, quello del Parco, su cui ricade il 40% del bacino (e che avrebbe preferito il lago Ritorto). Infine, dulcis in fundo, il nulla osta scontato dell’esecutivo provinciale, che ha chiuso il cerchio di un procedimento avviato in agosto, quando 19 sì, 2 astenuti e 1 voto contrario delle Regole Spinale Manez (ente proprietario del 60% dell’area) ha aperto la strada alla realizzazione dell’invaso. “The show must go on”: lo spettacolo, inteso come carosello sciistico, deve continuare. Le ragioni dell’economia, dunque, hanno prevalso e a nulla sono servite le “suppliche”(di Acqua Bene Comune), affinché il Parco Adamello-Brenta chiudesse le porte ad un lago di raccolta che sarà particolarmente impattante, anche se dissimulato tra conifere e discosto dalle piste da sci.

Per la sua approvazione si è fatto ampio uso della deroga. Compresa quella del Piano del Parco, nonostante l’intervento ricada in un’area classificata nella Carta di Sintesi Geologica, come “Area con penalità gravi o medie”.













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