IL CASO

Monta la protesta dei pensionati da 800 euro

Lo scontro sociale tra i privilegiati e il popolo delle mini-rendite


Andrea Selva


TRENTO Come vivere (dignitosamente) con 800 euro lordi al mese dopo una vita di lavoro e come perdere la faccia (e sfidare la rivolta) per difendere un tesoro ormai indifendibile, conquistato in pochi anni di attività politica.

Gli 800 euro al mese (862 per l'esattezza) sono l'importo medio di una pensione trentina nel 2013. Ma le statistiche non rendono giustizia a quelle 48 mila pensioni di vecchiaia (la maggioranza) che valgono ogni mese appena 590 euro in media: in questo numero ci sono tantissime donne che hanno lavorato solo nella prima parte della propria carriera, tanti lavoratori che per vari motivi hanno interrotto il loro percorso ma hanno comunque dedicato al lavoro almeno una ventina d'anni, quanto serve per vedersi riconosciuto il diritto a una (minima) pensione.

Le pensioni in Trentino

E poi ci sono loro – gli ex politici – quelli che con vent'anni nell'aula del consiglio provinciale hanno maturato un tesoro superiore al milione di euro (giusto per citare i casi di Pino Morandini e Mauro Delladio) e il diritto a un vitalizio mensile di 2.800 euro netti: per questo (per non perdere nemmeno un euro del tesoro) hanno presentato ricorso.

E che dovrebbero dire i pensionati normali, quelli che secondo l'Inps in Trentino portano a casa 1.500 euro lordi al mese (vuole dire 1.200 euro netti, naturalmente senza il bonus di 1 milione di euro, cifra che non hanno mai visto in vita loro) ma dopo aver lavorato quarant'anni?

Per avere una pensione di anzianità dell'Inps al giorno d'oggi bisogna avere 67 anni, ma l'età è destinata ad aumentare. Per un consigliere provinciale, dopo la riforma, ne bastano 60. Perché? E tra i privilegiati c'è chi – come premio per dieci anni in consiglio provinciale – a 55 anni prendeva già un assegno mensile di 3 mila euro netti.

Chiaro che poi scoppia la rivolta. Soprattutto se il pensionato d'oro Carlo Andreotti, anche lui tra i ricorrenti, si toglie lo sfizio di dire in televisione che “i pensionati da 400 euro al mese” (quelli citati dal presidente della Regione, Diego Moltrer) devono smetterla di giocarsi le pensioni al gratta e vinci. Franz Pahl si è preso l'incarico di coordinare i consiglieri alla difesa del tesoro. E' uno che (per usare le parole del sindacalista Lorenzo Pomini) ama gettare benzina sul fuoco. E infatti ieri ha scritto delle povere vedove dei politici che non riescono a vivere con il tesoretto e altri 2 mila euro netti al mese. Lo vada a dire alle altre vedove (quelle che invece di un consigliere provinciale hanno sposato un operaio) che sopravvivono (dati Inps) con 500 euro al mese. E per fortuna la casa è di proprietà e giù nell'orto cresce la verdura. Il clima è incandescente. La rabbia monta tra i pensionati: «La vergogna è proporzionale all'enormità delle cifre in gioco» dice Enzo Gasperini, segretario del Sindacato pensionati. Pomini (Cisl) si dice preoccupato: «Questa è gente mal guidata (il riferimento è a Pahl) che alimenta tra la gente risentimenti che possono anche trasformarsi in qualcosa di inaspettato. Anche perché c’è un’assoluta e ingiusta sproporzione tra i contributi versati e quanto ricevuto». E Roberto De Laurentis conferma la rabbia degli artigiani: «Parliamo di gente che ha avuto molto, incassato tanto e ora pretende ancora. Bisognerebbe avere la capacità di valutare il proprio lavoro e accontentarsi. Così fanno male a tutti, compresa la politica che hanno rappresentato». Al Patronato Acli il direttore Loris Montagner pensa ai giovani: «Vengono da noi per avere una simulazione della loro pensione e programmare il loro futuro, ma con le nuove norme rischiano di ritrovarsi con 6-700 euro al mese». Basta che non perdano la voglia di lavorare, altrimenti chi lo paga il vitalizio d’oro ai consiglieri d’altri tempi?













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