Miralago, locale chiuso con i lavori finiti da 9 anni

Roncone, la minoranza interroga: «La giunta ne aveva promesso l’apertura invece l’ex sala da ballo attende una destinazione, nonostante l’agibilità»


di Ettore Zini


RONCONE. Quale il costo, si saprà quando l’amministrazione comunale di Roncone avrà risposto all’interrogazione presentata dai consiglieri di Onda Nuova. Di certo c’è che, quel bar-gelateria (o locale pubblico che, dir si voglia) è possibile annoverarlo, a occhi chiusi, tra gli sprechi, piccoli e grandi, dell’amministrazione pubblica trentina che non sono fatti solo di Metroland, e di altri progetti realizzati o rimasti in predicato. L’ex sala da ballo “Miralago” di Roncone è uno degli esempi periferici più rappresentativi (in Giudicarie non è l’unico, finanziato con soldi pubblici, che non si sono rivelati un grande affare: basti pensare all’albergo costruito dal comune di Daone nell’omonima valle, o al rifugio di Passo Duron realizzato dal comune di Bleggio Superiore). Non solo per quantità di denaro impiegato (qualcuno dice più d’un milione di euro). Ma, soprattutto per le lungaggini che ne hanno accompagnato l’iter esecutivo, fino all’appalto per gli arredi, datato 2 gennaio 2014. Per cui, peraltro, qualcuno ipotizza un possibile ricorso al Tar, per possibili cavilli a cui appigliarsi, nell’espletamento della gara. Per un quadro esatto, però, bisogna partire da lontano. E spiegare cos’era il dancing Miralago. E cosa - nelle intenzioni delle amministrazioni succedutesi dal 2000 in poi - avrebbe dovuto diventare.

La struttura, sulle rive dell’omonimo laghetto di Roncone, fino agli anni ‘60, era una balera. Poi, per anni, quell’edificio molto ambito per la posizione strategica, è rimasto in abbandono. Bisogna arrivare a fine anni ‘90, perché gli amministratori di allora ne decidano l’acquisizione dal demanio. Obiettivo? Trasformarlo in locale pubblico, da mettere sul mercato. Un progetto ambizioso. Avviato con il contributi dei Patti Territoriali, e destinato a struttura in previsione di un Centro termale dei futuribili “Bagni di fieno di Roncone”, mai concretizzati.

Con l’unica certezza che, dopo quattordici anni suonati dalla posa della fatidica prima pietra, e un fine lavori datato nove anni fa, deve ancora essere utilizzato. Mentre i tempi d’impiego - denaro pubblico investito a parte – sono tutt’altro che certi. Tanto che, proprio in questi giorni, quella “Fabbrica del Duomo”, è diventata oggetto di una puntigliosa interrogazione che chiede costi e date certe. «Posto che per la nuova amministrazione – dice Celeste Bazzoli di Onda Nuova – l’affido di quell’immobile era stato il cavallo di battaglia della campagna elettorale di quattro anni fa, riuscendo a portare a casa, nel 2012, solo l’agibilità. Mentre, il bando di concorso per l’affido della gestione è ancora di là da venire». Da gennaio, un vincitore dell’appalto degli arredi c’è. Se l’è aggiudicato, con punteggio di 92,56, l’impresa Centro Cucine Srl di Trento (base d’asta 103.000 euro). Ma, anche su questo - assicurano le minoranze - alcune irregolarità o inesattezze procedurali (il bando era a “trattativa privata”, poi è diventato “gara a invito”, mentre i termini di presentazione delle domande sono stati spostati per “inesattezze di indirizzo” alle ditte concorrenti), potrebbero invalidarlo. L’appunto più macroscopico, però, dicono i consiglieri di Onda Nuova, è rivolto a quelle «lungaggini vergognose e ingiustificate» (quasi 15 anni per assegnare un’opera terminata da 9) che «hanno arrecato un indubbio danno all’economia turistica di Roncone».













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