Mini-casinò, siamo invasi: Trento capitale del gioco

Massima concentrazione tra le città medie: 14 sale ogni 100 mila abitanti. Vanzetta di Ama: «Ma il mercato è saturo e c’è un’inversione di tendenza»



TRENTO. Quattordici mini-casinò ogni 100 mila abitanti. É Trento il Comune italiano di medie dimensioni con il maggior numero di sale giochi, seguito da Piacenza con 13 e Terni con 12,80. Appena ai piedi di questo poco invidiabile podio c'è Bolzano, con 11,70. I dati emergono da una recente inchiesta condotta dal periodico “Wired”, che per la prima volta ha ricostruito la distribuzione in regioni, province e comuni dei luoghi che ospitano le “macchinette” e il loro impatto sul reddito e la salute. 

Tra le regioni è l'Abruzzo quella dove si gioca di più alle slot machine: ciascun abruzzese spende la metà di uno stipendio medio ogni anno (776 euro), il 5% del reddito pro capite. Secondo l'inchiesta, là dove ci sono più slot machine si gioca (e si perde) di più. A Genova, la battaglia dello scomparso don Andrea Gallo aveva spinto il Comune a varare, lo scorso marzo, un regolamento contro la proliferazione delle macchinette stabilendo distanze minime da scuole, parchi e altri luoghi “sensibili”. Stessa cosa, l’anno prima, aveva fatto proprio il Comune di Trento (dove la distanza è di 500 metri) e provvedimenti analoghi sono stati approvati in altre città del Trentino e d’Italia, anche se manca un’omogeneità che renderebbe i controlli più efficaci.

Secondo Wired non sarebbe un caso che queste “contromisure” siano state assunte proprio nei capoluoghi più colpiti dalla febbre del gioco: Genova infatti è in vetta tra le città con almeno 200 mila abitanti, con 9,7 mini-casinò, seguita da Verona (7,5) e Bologna (6,2). «Come per tutti i mercati un fenomeno prende piede se c'è una richiesta e in Trentino c'è una capacità di spesa più elevata che altrove», riflette Miriam Vanzetta dell’Associazione Ama Auto Mutuo Aiuto, impegnata in prima linea nell’Alleanza contro il gioco d’azzardo e organizzatrice di gruppi per il trattamento delle ludopatie. «Negli anni passati ci sono stati periodi di boom delle sale giochi, ma adesso si sta assistendo a un fenomeno inverso. Il mercato ha raggiunto una saturazione: il caso della “Vecchia Trento” (dove le slot sono state eliminate per riaprire il ristorante, ndr) è un segnale positivo. In più c'è il discorso dell'online, dove si è spostata una fetta crescente di mercato».

Ma la città ha reagito con tanto vigore non solo perché tra le più colpite. «Trento è stata pioniera nel mettere insieme richieste diverse, pervenute inizialmente dal Comune, sollecitato a sua volta dalle Circoscrizioni dove erano nati i mini-casinò. L’amministrazione del capoluogo, assieme a quella di Rovereto, hanno quindi contattato noi, che già dagli anni 90 avevamo attivato un primo gruppo sul gioco d'azzardo. Il fatto di lavorare da qualche anno in modo importante e facendo rete è significativo».

I mini-casinò sono appena 2.409, sulle 113.877 attività che ospitano le slot machine, ma il loro impatto sul territorio - secondo l’inchiesta di Wired - è ben più alto del loro numero totale, come emerge collegando la loro distribuzione a livello locale con i dati sul reddito. 

I gruppi di mutuo aiuto sono attivi non solo a Trento (0461-239640 e 342-8210353), ma anche a Rovereto, Riva del Garda e Tione. Possono accedervi sia i giocatori sia i loro familiari, che spesso hanno un ruolo decisivo nello scoprire che il loro congiunto è in difficoltà e nell’aiutarlo a prendere coscienza della sua situazione e spingerlo a farsi curare. Il reciproco sostegno e il confronto delle esperienze vissute hanno un effetto importante, spesso decisivo per uscire dal tunnel della ludopatia.(l.m.)

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