Minacce alla nipote, nonno nei guai

Pensionato di 61 anni di Castello Molina di Fiemme citato a giudizio dalla Procura di Trento



TRENTO. Insulti, spintoni, imprecazioni, botte sul muro per disturbare il sonno. Un uomo di 61 anni di Castello Molina di Fiemme è accusato di aver trasformato la vita dell'ex nuora in un inferno. Per questo il pubblico ministero Alessia Silvi lo ha citato a giudizio per stalking. L'uomo adesso dovrà comparire davanti al giudice monocratico di Trento. Contro di lui una lunga serie di accuse riassunte dal pm nel decreto di citazione a giudizio.

Il processo nei confronti dell'uomo, difeso dall'avvocato Eugenio Pensini, si aprirà il 5 marzo. Secondo l'accusa sostenuta dal pm Silvi, l'imputato, M.C. le sue iniziali, avrebbe provocato uno stato costante di ansia sia alla nuora che alla nipotina. E tutto perché la donna si è separata da suo figlio. La donna e la bambina avrebbero vissuto, sempre secondo le contestazioni, in un vero e proprio stato di ansia. Il suocero avrebbe anche minacciato più volte di morte la nuora.

L'ultimo episodio si sarebbe verificato il 20 maggio scorso. L'uomo avrebbe urlato: «Se devo tirar fuori una lira, inzignate le tue strazze e vattene perché stavolta te copo a te e a tua figlia, stavolta non mi ferma nessuno». Questa situazione e le minacce avrebbero provocato un forte stress soprattutto nella nipotina. Per non parlare dei continui insulti rivolti alla donna la quale si sentiva dire di tutto. In un caso, l'uomo avrebbe strattonato e percosso la nuora procurandole lesioni guaribili con una prognosi di 15 giorni. Ma l'uomo non si sarebbe fermato qui.

Approfittando del fatto che vive a fianco della nuora, avrebbe preso a battere di notte con i pugni sulla parete di confine tra i due appartamenti per tenerla sveglia. In un'occasione, le avrebbe gettato l'immondizia sul pianerottolo. Un'altra volta, incontrando la nuora che saliva a piedi le scale con in mano alcuni pacchi, l'uomo le avrebbe dato una forte spinta per farla cadere. In altre occasioni l'uomo si sarebbe anche presentato alla scuola della nipote costringendo la bambina a chiedere aiuto alle maestre. Un odio che sarebbe dovuto alla separazione tra la donna e il figlio dell'imputato. Adesso la vicenda è in Tribunale.













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