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Migranti, un centro espulsioni anche in regione

Il nuovo piano del governo per i migranti. Zeni: «Giusto un modello di accoglienza e rigore»


di Chiara Bert


TRENTO. Accoglienza diffusa per evitare grandi concentrazioni di immigrati in uno stesso posto e un centro di identificazione ed espulsione (Cie) in tutte le regioni, tranne Molise e Valle d’Aosta, da un centinaio di posti al massimo. Questo in sintesi il nuovo piano del governo sull’emergenza profughi che il ministro dell’Interno Marco Minniti presenterà alla prossima conferenza Stato-Regioni del 19 gennaio.

Per il momento alla Provincia, spiega l’assessore Luca Zeni, non sono arrivate comunicazioni in proposito da Roma né dal commissariato del governo. «Da noi non sono previsti centri di espulsione», ha dichiarato due giorni fa il governatore altoatesino Arno Kompatscher. Ma d’altra parte è difficile pensare che una regione di confine come il Trentino Alto Adige, con il corridoio del Brennero che rappresenta una delle principali vie di transito verso nord, resti escluso da un piano che coinvolgerà tutte le regioni italiane.

Il piano dei nuovi Cie. Le anticipazioni del piano sono state pubblicate ieri dai principali quotidiani nazionali e in una conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro ha invocato «una visione complessiva del problema». Dentro questa visione, sul fronte del rigore verso chi non ha diritto di restare in Italia, Minniti ha detto che «occorre rendere effettivi i respingimenti forzati per rispettare la legge». «Ma è difficile - ha aggiunto - pensare ad un respingimento immediato, non esistono le procedure. La persona irregolare va trattenuta in un luogo nel quale, se si passa al respingimento, questo possa essere attuato». Di fronte al coro di critiche che si è levato in questi giorni, anche da parte di molti governatori del centrosinistra, Minniti ha chiarito che i nuovi centri di espulsione «non avranno nulla a che fare con i Cie del passato, non c’entrano con l’accoglienza dei richiedenti asilo. Riguardano coloro che, alla fine di un percorso, non hanno avuto un esito positivo» da parte delle commissioni che vagliano le richieste di asilo.

Il ministro ha spiegato che i nuovi Cie avranno «piccoli numeri, una governance trasparente, e un potere esterno, un garante dei diritti degli immigrati, che vigilerà sulle condizioni di vita dentro questi centri, dove va garantito un livello molto alto di dignità delle persone».

L’assessore Zeni non chiude all’ipotesi. «Il governo sta accelerando su un modello diverso. Se il Cie è quello che abbiamo conosciuto in passato, grandi campi, permanenze lunghe, allora è evidente che siamo contrari. Ma se sono luoghi finalizzati a rendere effettiva l’espulsione, insieme ad accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei migranti, allora si tratterebbe di una risposta corrette. Sapere che il controllo è rigoroso rallenterebbe anche i flussi in partenza verso l’Italia». «Il modello di accoglienza e l’espulsione degli irregolari è quello che condividiamo».

Arrivati 25 nuovi profughi. Ieri in Trentino sono arrivati, inviati dal Viminale, 25 nuovi richiedenti asilo che sono stati accolti nei due centri di prima accoglienza, la residenza di via Fersina e il Centro di Marco di Rovereto da dove poi saranno dirottati altrove. Con i 25 nuovi arrivi il numero dei profughi in Trentino è salito a 1456, ma in questo momento resta al di sotto del contingente assegnato che è di 1474. «Negli ultimi due mesi non abbiamo avuto arrivi e ci sono state delle uscite», ricorda l’assessore.

Ricerca alloggi. Il previsto calo degli arrivi, come sempre avviene nella stagione invernale, ha offerto quel respiro su cui la Provincia contava sul fronte dell’accoglienza. «La situazione è stabile», conferma Zeni, «e un po’ alla volta stiamo implementando gli appartamenti a disposizione». Alcuni incontri con gli amministratori sono in programma anche la prossima settimana, un certo numero di alloggi è al vaglio delle strutture provinciali e del Cinformi incaricati di valutare l’idoneità delle strutture. Gli ultimi dati indicano che, nonostante i reiterati appelli della Provincia, sono ancora solo 39 su 177 i Comuni trentini che si fanno carico dell’accoglienza: Trento e Rovereto da soli ospitano sul proprio territorio più di 850 persone, pari al 70% degli arrivi. L’ultimo inserimento consistente è stato a Lavarone: 24 ragazze nigeriane arrivate un mese fa nell’ex Casa di soggiorno delle suore. Qualche giorno prima il portone d'entrata era stato incendiato da una mano (tutt'ora ignota) come gesto intimidatorio.













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