Michele combatte l’autismo su una moto da trial 

A 14 anni è diventato campione del Master Beta, grazie a Debora Albertini Ora è anche sponsor dei vigili del fuoco e gareggerà con la loro maglietta


di Sofia Corradi


TRENTO. Michele ha pronunciato le prime parole della sua vita quando è salito per la prima volta su una moto. Aveva 7 anni. Michele Oberburger ora ha 14 anni, di Roveré della Luna ed è un ragazzo autistico e non verbale, cioè incapace di parlare, ma è proprio quando è salito su una moto da trial che ha utilizzato la parola per interagire con il mondo.

Tutto ha avuto inizio sette anni fa dopo una visita di un' amica di famiglia, Deborah Albertini, campionessa di trial italiano, che ha proposto di far provare il mezzo al bambino.

Roberto Oberburger, il padre di Michele, subito si era opposto. Da pochi giorni aveva imparato a montare su una bici, come avrebbe mai potuto confrontarsi con una moto?

Ma è grazie all'insistenza della madre Alessandra e di Deborah che il ragazzo ha potuto cogliere la sua grande occasione. Il giovane sale su quel nuovo veicolo, privo di ogni timore o insicurezza, come fosse un vecchio amico. Ma ecco che casualmente poggia la sua gamba sul tubo di scarico, incandescente, ed è in questo esatto momento che scandisce le sue prime parole “Scotta, scotta!”.

Da subito la passione del ragazzo per il motociclismo fu evidente e papà ora Roberto spiega: «Non è solo merito mio, è il risultato della collaborazione delle persone che ci sono state vicine. Non è stato semplice, abbiamo dovuto lottare per far capire che anche un bambino autistico può competere. Ma ci siamo riusciti». Inclusione sociale è la parola chiave, perché è questo che fa lo sport. Michele infatti è stato messo sullo stesso piano, corre con gli altri bambini e senza nessuna discriminazione. Nel 2017 ha già gareggiato nel campionato nazionale junior e nel campionato monomarca Beta, vincendo la categoria C1, percorso base.

La conferenza stampa di ieri si è svolta nella sede dei vigili del fuoco di Trento, simbolo di servizio alla comunità, sostegno e sicurezza. Alla domanda “Perché i vigili del fuoco?”, Roberto risponde: «Li ho scelti perché rappresentano l'aiuto verso il prossimo, anche i disabili, perciò ho deciso di far correre mio figlio con la loro maglia». Ivo Erler, comandante dei vigili del fuoco racconta: «Siamo sempre vicini alle persone in difficoltà e per Michele abbiamo offerto disponibilità anche fuori dall'emergenza».

Paola Mora, presidente del Coni del Trentino aggiunge: «I successi di Michele sono un esempio di come lo sport sia utile per tutta la società e portatore di inclusione». Presenti all'appello anche Stefano de Vigili della Protezione Civile Trentina e Nicola Versini, rappresentante della FMI.

Il presidente Rossi, per concludere afferma: «Oggi abbiamo imparato una cosa importante, ovvero che tutto si può fare, anche se questo sembra impossibile». Così si è concluso un momento speciale, con lo sguardo orgoglioso e sorridente di un ragazzo alzato sulla sua moto, indossando una maglia dalla fiamma gialla.

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