«Mi ha deriso e umiliato e l'ho colpita»

Claudio Ghesla ha confessato di aver massacrato Sara Marquez


Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Mi ha deriso e umiliato. Diceva che io ero innamorato perso di lei, che le avevo già dato un sacco di soldi e che, se avesse voluto, avrei continuato. Così non ci ho visto più e l'ho colpita». Claudio Ghesla quando parla è agitato e nervoso. E' passata da poco l'una di notte, quando viene interrogato dagli uomini della squadra mobile dal pm Alessia Silvi. Confessa di aver ucciso Sara Marquez Micolta, la ragazza della quale era innamorato.

L'uomo, assistito dall'avvocato Mirella Cereghini, è stato arrestato a tempo di record, all'una della notte tra sabato e domenica, nei pressi di un locale di Trento nord, ritrovo della località colombiana. Ad attirarlo un amico di Sara, un transessuale che aveva fatto conoscere l'uomo e la giovane colombiana. Infatti, Ghesla, dopo essere scappato dalla casa di Sara ha iniziato a chiamare le amiche della giovane chiedendo cosa fosse successo. Questo ha attirato i sospetti degli uomini della squadra mobile che lo hanno fatto chiamare dal transessuale. Una volta arrestato, l'uomo ha, in un primo momento, ha negato di conoscere bene Sara, poi ammesso di aver colpito la ragazza, con la quale aveva una relazione sentimentale da 6 mesi, in preda a un raptus violento e cieco e di aver lasciato l'appartamento di via Brennero nella convinzione che la ragazza fosse ancora viva. Infine è crollato e ha confessato tutto.

La confessione di Ghesla è agghiacciante. Nel suo racconto, durato quasi due ore, l'imbianchino di Calceranica parte dal pomeriggio di sabato, da quando, verso le 17, dice di aver dimenticato il telefonino nel garage in cui viveva, a Madonna bianca. In quel momento Sara lo ha chiamato più volte. L'uomo non ha risposto. Ghesla dice di aver trovato il cellulare verso le 19 e di aver subito richiamato la ragazza. Secondo il suo racconto, al telefono la giovane gli avrebbe fatto una scenata di gelosia. Gli avrebbe chiesto urlando: «Eri con un'altra donna?».

L'uomo ha negato e poi si è fatto accompagnare da un amico al complesso Le Fornaci, in via Brennero, dove Sara riceveva i clienti. La ragazza, infatti, viveva da un'altra parte, in un residence del centro. Aveva preso in affitto quell'appartamento con l'amica Ivon da due settimane e lì Claudio non c'era mai stato. L'uomo è salito in casa verso le 19,30.

L'omicidio. L'orario è confermato dalla vicina di casa Terry Velazquez che verso quell'ora ha sentito iniziare una furiosa discussione. Ghesla ha detto che ha cercato di spiegarsi, di dire che lui amava Sara e che non aveva altre donne. A quel punto, la giovane lo avrebbe deriso.

Tutto sarebbe partito dal fatto che Ghesla poche settimane fa aveva dato 5 mila euro a Sara per spedirli ai suoi genitori in Colombia. L'imbianchino racconta: «Mi ha umiliato e ha riso di me. Ha detto che io gli avevo già dato un sacco di soldi e che gliene avrei dati ogni volta che lei avesse voluto. Ha detto che io dipendevo da lei. Io non ci ho visto più. Ho afferrato una bottiglia di liquore e gliel'ho rotta in faccia». Da questo momento Ghesla si è trasformato in una furia. La ragazza si è accasciata sul divano. Lui ha afferrato un'altra bottiglia, questa volta di spumante e piena, ed è saltato sopra la povera Sara.

L'ha colpita almeno altre otto, nove volte con furia, sulla testa, sulla nuca. Una furia devastante. La ragazza non è morta subito. Rantolava. Nel frattempo, Ghesla ha afferrato la bottiglia con la quale l'aveva colpita e alcune lenzuola sporche di sangue che stavano sul divano. Uscendo è stato visto da un'amica di Sara. La fuga. Appena fuori dal complesso Le Fornaci, Ghesla ha chiamato al telefono l'amico che lo aveva accompagnato. Si è fatto venire a prendere in via Brennero. Le sue scarpe e i suoi vestiti erano sporchi di sangue e ha chiesto di potersi cambiare. L'amico lo ha accompagnato a casa sua e gli ha prestato dei vestiti e delle ciabatte. Poi, i due sono andati in auto verso Gardolo.

Sulla strada all'ingresso della tangenziale ha gettato la busta con i vestiti sporchi di sangue. Poco più avanti ha gettato la bottiglia usata per l'omicidio. Poi Ghesla si è fatto portare a casa sua. Ha indossato vestiti suoi. Infine, i vestiti che gli aveva prestato l'amico li ha gettati nei campi vicino ad Aldeno. Quando, si è cambiato e lavato e si è sbarazzato di vestiti e bottiglia ha iniziato a telefonare alle amiche di Sara. La ragazza, nel frattempo, è stata trovata dalla sua coinquilina e dai vigili del fuoco. In via Brennero è arrivata anche la polizia che, sentendo le prime testimonianze, ha subito sospettato di Ghesla. L'uomo alle amiche di Sara diceva di essere a Verona, ma appariva come molto ben informato. Così gli uomini della squadra mobile hanno deciso di attirarlo in trappola.













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