il testimone

«Mi dicevo: ora si ferma e invece è caduta»

Davide Gabrielli era nell’auto dietro la Fiesta. Ha tirato fuori Alessandro e ha cercato di rianimarlo



TRENTO. «Stavamo andando pianissimo. Eravamo in fila. Io ero sulla macchina dietro a quella di Giulia. A un tratto, quando stava imboccando il ponte, l’ho vista che ha toccato la Bmw davanti e poi ha deviato leggermente. Pensavo: ora sia ferma, ora si ferma. E invece non si è fermata, l’ho vista scivolare e scomparire giù nel vuoto». Davide Gabrielli è il titolare dello studio di consulenza e marketing per il quale lavoravano i due giovani morti nella tragica caduta di sabato sera. Ieri mattina è andato a trovare Lucia e Flavio, i genitori di Giulia Valentini, a Baselga di Pinè e ha raccontato quello che ha visto. Quella morte in diretta alla quale ha assistito da pochi metri senza poter fare molto. A dire la verità, come racconta Matteo Bonazza, altro consulente dello studio, Gabrielli ha fatto molto e si è precipitato per cercare di salvare i suoi colleghi: «Io ero nella prima auto, quando ho visto che nessuno mi seguiva sono tornato indietro e ho visto quello che era successo. Gabrielli e altri tre colleghi si sono precipitati a cercare di estrarre i ragazzi dalla Fiesta. Nel frattempo io mi sono messo al telefono a chiamare i soccorsi. Davide ha tirato fuori Alessandro Conti e Daniele Dellagiacoma. L’altro mio collega Denis Siric ha tirato fuori Elisa Valentinelli, che anche lei viaggiava sul sedile posteriore della Fiesta con Dellagiacoma, mentre Alessandro era davanti accanto a Giulia che guidava. Lei non sono riusciti a tirarla fuori. La portiera non si apriva. Hanno avuto difficoltà a tirare fuori anche Alessandro che aveva la cintura allacciata. E’ stato difficile. Poi, quando lo hanno tirato fuori, hanno cercato di rianimarlo per molti minuti. Ci hanno provato in tutte le maniere, ma non ci sono riusciti. Tanto che pensiamo che forse era già morto per l’impatto e non per l’annegamento. La Fiesta è caduta di punta, con il muso, e poi si è ribaltata con il tetto verso il fondo del torrente. In quel punto, al colmo della sfortuna, c’è come una risacca in cui l’acqua è più alta. E’ stata tutta una somma di fatalità. Giulia andava pianissimo e non aveva bevuto per niente. Purtroppo si è andata a infilare nell’unico spazio libero tra un albero e il ponte. Sarebbe bastata una barriera di cemento come quella che hanno messo subito dopo la tragedia per evitare questa perdita. Loro due erano ragazzi straordinari. Come loro non ce ne sono molti al giorno d’oggi». (u.c.)













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