«Messa spostata di 3 ore per ragioni di sicurezza»

Rovereto, il chiarimento del dirigente del Liceo Rosmini: «Con la celebrazione in orario scolastico avremmo avuto più di 600 ragazzi in giro per la città. Non vedo lo scandalo»



ROVERETO. Si può considerare persecutoria la richiesta di spostare la messa di inizio anno dalle 9 alle 11? E non per vezzo, ma per allinearsi alla normativa nazionale (che vieta le cerimonie religiose in orario scolastico) e banali quanto evidenti ragioni di sicurezza? Alla fine lo «scandalo» della rinuncia alla messa come apertura dell’anno scolastico da parte del Liceo Rosmini si riduce tutto a questa domanda. A cui ovviamente le componenti diverse della scuola danno risposte diverse. Il preside Francesco De Pascale si limita, molto pacatamente, a chiarire i termini esatti della vicenda. Convinto che forse tanto scalpore e tanto furore meriterebbero miglior causa.

Innanzitutto non è stato un fulmine a ciel sereno. Il Consiglio dell’Istruzione (l’ex Consiglio d’Istituto), doverosamente coinvolto in quella che è una semplice questione organizzativa, si è espresso ad ampia maggioranza per ben due volte, l’ultima nel maggio scorso. C’ è una norma che esclude la possibilità di inserire manifestazioni religiose nell’orario scolastico, ma al di là delle leggi sono state soppesate soprattutto questioni di opportunità. Dei 900 alunni del liceo, meno di un terzo ha seguito negli anni scorsi la messa. Quindi fissarla dalle 8 alle 9, con molti che arrivano in autobus alle 7.50, significava lasciare almeno 600 ragazzi in giro. Con la scuola chiusa. Visto che gli orari degli autobus non sono modificabili, la proposta del Consiglio è stata la più ovvia: spostare la messa alle 11. L’orario scolastico del primo giorno va dalle 8 alle 11, appunto. Finite le lezioni, chi voleva poteva partecipare alla messa senza problemi. Anzi, suggerisce De Pascale, sarebbe stato possibile anche coinvolgere gli studenti di altri istituti, facendo della celebrazione religiosa di inizio anno scolastico un evento cittadino, invece che confinato al solo liceo. Aperto a tutti quelli che si sentono di partecipare, senza incidere negativamente sulla vita (e la sicurezza e tranquillità) di coloro che invece a messa non vanno.

«Il Consiglio dell’Istruzione non deve fare scelte ideologiche o sostenere “guerre di religione”. Ha il dovere invece di fare scelte organizzative che non determinino disagi per studenti e famiglie», ricorda De Pascale. E questo ha fatto, rivedendo una organizzaziome che sarà anche stata decennale, ma che appare chiaramente molto migliorabile.

Che poi una messa alle 8 abbia senso ed una alle 11 no, è difficile da capire. A meno di non pensare ad una visione “oltranzista” della religione che è molto difficile da conciliare con la chiesa contemporanea. E forse ancora meno con una scuola pubblica. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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