Medici, una cinquantina di nuovi assunti

Venerdì la delibera in giunta: servono anestesisti, pediatri, ostetriche. Zeni: «Gli ospedali torneranno a pieno regime»


di Chiara Bert


TRENTO. La Provincia è pronta ad assumere una cinquantina di nuovi medici per far fronte al fabbisogno di organico creato dall’entrata in vigore della nuova norma nazionale sul tetto all’orario di lavoro (48 ore settimanali) e sui riposi dei medici (11 ore di stop tra un turno e l’altro). Lo annuncia l’assessore alla sanità Luca Zeni: «Venerdì (domani per chi legge, ndr) porteremo in giunta la delibera che dà mandato all’Azienda sanitaria di avviare le procedure. Assumiamo, come avevamo anticipato, per ripristinare la piena operatività degli ospedali periferici». L’assessore non vuole dare cifre. Ma i numeri saranno più alti di quelli del vicino Alto Adige, che può contare su un personale medico più consistente: l’Azienda sanitaria di Bolzano ha indicato in 30-40 i nuovi medici che saranno assunti entro il 2016. A Trento si era stimato un fabbisogno di 75 medici.

Ci vorranno mesi per procedere con i bandi di concorso e le assunzioni, ma l’intenzione è che il nuovo assetto degli ospedali periferici sia temporaneo. Questa è la strada tracciata dalla Provincia, all’indomani della riorganizzazione decisa d’urgenza per far fronte alla nuova normativa sull’orario di lavoro: di notte le urgenze gravi (i codici rossi) saranno trasferiti con l’elisoccorso all’ospedale di riferimento (Trento, Rovereto e Cles, dove viene mantenuta l’attuale copertura sia degli interventi programmati che in urgenza); e, vista la mancanza di anestesisti, in orario notturno (dopo le 20) e nei weekend i punti nascita di Cavalese, Tione e Arco non saranno operativi e le partorienti saranno trasferite a Trento, Rovereto e Cles. «C’è una normativa nazionale che è entrata in vigore e quella che abbiamo adottato è un’organizzazione che ci consente di ridurre i disagi entro i limiti dell’accettabile - spiega l’assessore - tutti gli ospedali restano aperti e viene mantenuta l’attività specialistica ambulatoriale». Al presidente dell’Ordine dei medici Marco Ioppi, per il quale il nuovo assetto equivale a dire che le sale parto di valle chiudono, perché così non garantiscono sicurezza e qualità, Zeni risponde: «Avevamo due opzioni, chiudere i punti nascita o adottare questa organizzazione. Ci dicano qual è l’alternativa. Chiudere gli altri reparti?».

Intanto i sindacati incalzano la Provincia. Dopo la Cgil, che ieri aveva detto no alle deroghe e chiesto nuove assunzioni, la stessa richiesta arriva da Cisl e Uil. «E’ gravissimo che la Provincia, nonostante la legge del 2014 abbia dato un anno di tempo per provvedere a riorganizzare il lavoro in conformità alle 11 ore di riposo, non abbia fatto nulla e che cerchi ora di scaricare sui servizi e sul personale le sue inadempienze - dice Ettore Tabarelli, segretario della Uil sanità - si tolga il blocco del turn over per medici, infermieri e tecnici sanitari». Dura la Cisl Fp, secondo cui «la riorganizzazione segna un arretramento del sistema di qualità dei livelli di assistenza al cittadino, con il solo intento di ottenere risparmi»: «Se non vivi a Trento, Rovereto o Cles, dalle 18 alle 8, nel resto del Trentino devi volare, tempo permettendo. Nelle periferie solo ambulatori, così si sta vicino alla comunità?».

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