Medici-Rossi muro contro muro

Ultima offerta della giunta: taglio sopra i 90 mila euro Questa sera nuovo vertice per evitare lo sciopero


di Chiara Bert


TRENTO. Si profila un incontro tutto in salita questa sera tra il governatore Ugo Rossi, l’assessora alla salute Donata Borgonovo Re e i sindacati della dirigenza medica. Sul tavolo la questione del taglio agli stipendi dei dirigenti, contro il quale la categoria è pronta a una protesta che non ha precedenti in Trentino: sciopero lunedì prossimo 22 dicembre (ieri è arrivato il via libera della commissione di garanzia), ma soprattutto blocco degli straordinari a partire da gennaio, un’applicazione rigida dell’orario di lavoro che secondo i medici metterà in crisi l’intero servizio sanitario, a partire dalle sale operatorie a mezzo servizio. Ieri sera i rappresentanti sindacali si sono riuniti di nuovo al S.Chiara e hanno confermato la linea dura.

Per scongiurare questo esito, la giunta si presenterà al vertice con una nuova proposta che ricalca quella fatta agli altri comparti della dirigenza pubblica (provinciali, enti locali): una riduzione del 22% (in prima battuta era stato proposto il 40%) del fondo per l’indennità di risultato, con una soglia di esenzione dai tagli che potrebbe salire dagli 80 mila euro indicati nei giorni scorsi fino a 90 mila euro, con scaglionamenti successivi da definire al tavolo Apran.

Le simulazioni degli uffici sono in corso, la soglia «terrebbe comunque fuori la gran parte dei medici», sottolinea l’assessora alla salute. A dare il contributo di solidarietà sarebbero alla fine dunque solo i primari, che guadagnano in media 156 mila euro lordi all'anno (circa 6 mila euro netti al mese) con punte di reddito superiori ai 200 mila euro per alcuni professionisti che accumulano incarichi diversi. I direttori di strutture complesse (primari) sono un centinaio, poi ci sono 450 medici con uno stipendio medio di 108 mila euro (responsabili di strutture semplici) e altrettanti con un reddito annuo lordo di 88 mila euro.

Considerato che il fondo dei premi di risultato dell’Azienda sanitaria (comprensivo di 1 milione di euro per la direzione generale) ammonta a 16 milioni di euro, il risparmio per la Provincia sarebbe di circa 3,5 milioni. Che - sommato ai quasi 2 milioni degli altri dirigenti pubblici - garantirebbe un introito tra i 5,5 e i 6 milioni. «Ma il problema non è il gettito», ripete il presidente alla vigilia dell’incontro, «ai dirigenti abbiamo chiesto per un periodo determinato, di tre anni, un contributo di responsabilità nei confronti del resto del sistema».

L’assessora alla salute rafforza il concetto: «Perché affrontare questo braccio di ferro con una categoria per pochi milioni di euro che molti dicono potremmo trovare altrove nel bilancio? Perché c’è una dimensione simbolica e di equità. Il principio è che chi più ha, può dare di più». «Non siamo ancora nella situazione tragica che imponga un contratto di solidarietà, com’è avvenuto in molte aziende, ma abbiamo bisogno di abituarci a fare qualche rinuncia in tutti i contesti. Questa richiesta di riduzione dello stipendio non vuole in alcun modo sminuire la figura dei medici, del resto quando ne avevo accennato un mese fa incontrando il Comitato dei direttori non ho rilevato contrarietà pregiudiziali». Borgonovo Re rilancia l’offerta ai medici di approfittare della trattativa all’Apran per «ridiscutere il sistema dei premi di risultato che è fermo da anni».

Come finirà il braccio di ferro? «Certo non possiamo far pagare questo scontro ai pazienti», chiosa l’assessora, «sarebbe una sconfitta per tutti».

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