sanità

Medici di guardia, la mappa dei tagli

Riduzione del 30 per cento di sedi e organici per risparmiare 2,5 milioni all’anno. Ma i sindaci sono già sul piede di guerra


di Andrea Selva


TRENTO. In provincia di Trento salterà una sede di guardia medica su tre, con una riduzione del 30 per cento dei medici impegnati sul territorio nei cosiddetti servizi di “continuità assitenziale”: dai 150 attuali a circa un centinaio, mentre i presidi saranno ridotti dagli attuali 33 a una ventina con un risparmio annuale di circa 2,5 milioni di euro. Numeri e obiettivi del piano sono stati illustrati dall’assessore alla salute Luca Zeni sull’edizione di ieri del nostro giornale, mentre oggi il Trentino è in grado di anticipare la mappa dei tagli disegnata dall’azienda sanitaria che in questi giorni viene annunciata ai sindaci e ai presidenti delle comunità di valle interessate.

Il principio è quello di allargare il territorio servito da un medico di guardia, tenendo conto dei numeri troppo bassi registrati in varie zone del Trentino dove le richieste di assistenza non giustificavano le spese (circa 200 mila euro all’anno) per mantenere il medico sul territorio.

Il servizio di guardia medica – come ha ribadito ieri l’assessore - non va considerato un servizio di emergenza, ma un servizio di continuità con il medico di base. Ma ugualmente le sedi di Arco, Cles, Cavalese e Tione verranno sacrificate in considerazione che in questi centri è presente l’ospedale. Un criterio stagionale sarà inoltre stabilito per Levico, Andalo e Malé.

Alcuni sindaci dicono di aver ricevuto comunicazione scritta dal direttore dell’azienda sanitaria Paolo Bordon, altri invece sostengono di essere stati informati per ora tramite telefonata dai vertici del proprio distretto. Intanto ieri pomeriggio è arrivata la presa di posizione molto dura dei sindaci di Mori (dove salterà la guardia medica), Ronzo Chienis e Brentonico che non accettano la chiusura di Mori come alternativa alla chiusura di Ala: «Questi temi vanno affrontati a livello politico, prima che tecnico» si legge in una nota congiunta di Barozzi, Benedetti e Perenzoni. «Con tutto il rispetto per Ala, chi ha il grosso della propria popolazione sull'asta dell'Adige ha meno difficoltà a raggiungere il pronto soccorso di Rovereto. È necessario avviare un dialogo con i territori e ragionare contestualmente con i medici di base».













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