il dramma

Masala, sette anni fa suo fratello morì dopo un’immersione

Dalla vita del sub trentino scomparso nel mare sardo spunta una tragica coincidenza. Anche ieri ricerche senza esito



TRENTO. Il forte vento di Maestrale che ieri ha soffiato prepotente per tutto il giorno sulla Sardegna, ha reso difficili e in parte ha rallentato le ricerche di Eugenio Masala, il sub sardo-trentino, scomparso dopo essersi immerso domenica nelle acque del cagliaritano. Ieri per cercare il 42enne sono uscite solo le imbarcazioni della capitaneria di porto, le uniche in grado di lavorarsi con il mare così agitato. Ricerche che fino a questo momento non hanno portato al ritrovamento dell’uomo che da tempo abitava in città, in paesaggio Disertori. Una famiglia, quella dei Masala, segnata dal mare. Anche nelle tragedie.

Era l’agosto del 2008 quando il fratello di Eugenio, Stefano, morì a soli 34 anni dopo un’immersione. Immersione che aveva fatto nel tratto di mare antistante Porto sa Ruxi. Il giovane quel giorno era uscito con un amico per un'escursione e si era immerso con le bombole a circa cento metri di profondità. Era stata una embolia, subito dopo essere riemerso da una profondità di 90 metri, ad ucciderlo. Eugenio Masala, all'epoca, viveva con il fratello e con l'anziana madre a Cagliari.

Tornando a quello che è successo domenica, Eugenio Masala, 42 anni, padre di un figlio, supervisore della società centro servizi subacquei che ha la sede a Quartu San Elena, nonostante la giornata festiva e il forte vento di maestrale insieme a due colleghi aveva deciso di procedere al recupero al recupero di materiale bellico finito in mare.

Il gruppo, di buon mattino aveva raggiunto a bordo di un gommone lo specchio d'acqua che si affaccia sull'isolotto di Quirra. Si è immerso per recuperare materiali metallici inerti per conto della società Alenia Ermacchi che opera nel poligono sperimentale e di addestramento interforze del salto di Quirra. Un'immersione come tante, come tutte quelle che Eugenio Masala faceva quasi quotidianamento con lo scrupolo di un sub espertissimo. A dare l'allarme sono stati i colleghi che lo attendevano sul gommone. Passato il tempo previsto per l'operazione, i colleghi hanno capito subito che qualcosa era andato storto. Dopo l'allarme sono state attivate le ricerche coordinate dalla capitaneria di porto di Arbatax alle quali hanno partecipato alcune unità navali. Il tratto di mare è stato perlustrato da un elicottero della Polizia di Stato. Alle operazioni di ricerca si sono aggiunti anche i vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di San Vito, ma non è stato possibile ritrovare il sub.

Le ricerche - con condizione meteo ancora più difficoltose - sono ripartite ieri mattina dopo esser state interrotte durante la notte ma ancora non è stato possibile individuare l’esperto sub. E riprenderanno anche questa mattina.













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