Marketing e Bio, il Gruppo Lunelli a quota 100 milioni 

Record di fatturato e di utile per le Cantine di Ravina Restano in rosso (ma sempre meno) i conti del Prosecco


di Carlo Bridi


TRENTO. «Forte radicamento sul territorio di tutte le aziende del gruppo, con grande sensibilità alla storia ed alla tradizione di ciascuna; grande capacità di fare gruppo creando sinergia e di conseguenza una capacità d’impatto sul mercato; grande attenzione al marketing e all’amministrazione, ma anche la grande capacità di fare squadra che un gruppo di giovani preparati ed entusiasti, stanno portando in azienda. Sono state queste le coordinate che hanno permesso al gruppo della famiglia Lunelli di raggiungere nel 2017, l’ambito traguardo di un fatturato consolidato di 100 milioni». Ad affermarlo è Matteo Lunelli, amministratore delegato del gruppo della famiglia dopo l’uscita di scena della seconda generazione che aveva a capo lo zio Gino. Attenzione al radicamento sul territorio da una parte e una visione globale dall’altra, per rendere internazionali tramite un’azione comune anche su piano commerciale le varie aziende. Ma non solo, anche i nostri piccoli conferitori trentini delle uve base spumante, devono sottostare ad un rigido protocollo di produzione molto simile al biologico.

Ma c’è un altro aspetto che l’ad vuole subito sottolineare: «La grande sensibilità per una viticoltura sostenibile, che il gruppo ha sposato con convinzione e che ha portato nel 2017, tutte le aziende del gruppo ad ottenere la certificazione biologica, una certificazione che ha una doppia valenza, da una parte il forte impegno in tutte le fasi della produzione per il rispetto della natura, e dall’altra un forte impatto sul fronte commerciale perché è nota la crescente sensibilità dei consumatori su questo tema». Il tutto precisa Lunelli mantenendo fortemente ancorato a Trento il cuore di tutte le attività anche delle aziende comprese quelle situate in Umbria ed in Toscana.

Ma come son andati i conti del 2017? Il primo dato - come sottolinea Matteo Lunelli - è il raggiungimento dei 100 milioni di fatturato del gruppo, ma un altro dato importante è che l’utile è stato pari a 13,7 milioni di euro con un balzo sul 2016 di ben il 25%. Per quanto riguarda le vendite va registrato un più 12% del Trento Doc Ferrari, che ha raggiunto un fatturato di 71,4 milioni contro i 63,6 milioni dell’anno precedente. Buona la quota dell’esportazione che - in costante crescita - ha raggiunto i 20 milioni.

Più che soddisfacente la performance anche per le altre aziende del gruppo: Surgiva acque minerali, Segnana grappa e le aziende della Toscana e dell’Umbria. L’unica azienda del gruppo che è ancora in sofferenza è la storica cantina del Prosecco, superiore Docg Bisol, acquisita quattro anni fa dal Gruppo Lunelli e della quale Matteo è vice presidente. Il bilancio del 2017 è ancora in rosso. Pur avendo venduto per un valore di 19,2 milioni di prodotto, ha chiuso in perdita di 1,5 milioni. Una perdita comunque quasi dimezzata rispetto all’anno precedente che era di 2,7 milioni.

Ma per questo prodotto, afferma l’amministratore delegato del gruppo abbiamo avviato un grande progetto di rilancio, con la presentazione di tutta la gamma dei prodotti Bisol, sia in Italia che all’estero e in particolare Stati Uniti e Gran Bretagna, paese quest’ultimo dove Bisol ha raggiunto il terzo posto fra i 130 paesi importatori di Prosecco. «Noi – afferma Matteo Lunelli - siamo convinti che sia nel nostro paese che nel resto del mondo, c’è una grande opportunità per Bisol, visto che abbiamo fatto la scelta molto precisa di puntare sull’alta qualità con l’ottenimento della Docg e la qualifica di Prosecco superiore».

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