Marcella, la «regina» dei rasta

La chiamano tutti Bomborasklat. Da vent'anni organizza eventi reggae


Katja Casagranda


TRENTO. Tutti, nell'ambiente musicale che frequenta assiduamente e nel quale è diventata un punto di riferimento, la chiamano «come vuole lei». E cioè la chiamano Marcella Bomborasklat, (e lei, inaftti, preferisce non dire il cognome). Oppure la chiamano Mersi. Tutti la conoscono, e l'apprezzano, come appassionata promoter di eventi musicali. Da circa vent'anni segue la scena musicale locale, in prima linea nell'organizzare eventi, promuovere musica, sostenere artisti. Non solo la scena Trentina stima il suo progetto, Bomborasklat per sopravvivere a Babilonia. La sua fama si spinge fino nei festival reggae veneti, veneziani e di lì nel Salento. Artisti come Giuliano Palma, Roy Paci, Africa Unite e tanti altri conoscono Marcella e la stimano.

Il tuo nome si lega alla musica, specie reggae, ma qual è il tuo ruolo?
Prima di tutto io amo la musica: liberatoria ma anche guaritrice. In secondo luogo io sostengo la musica, quella che piace a me ovviamente e quindi la promuovo per passione. Infine mi dedico nel dopo lavoro ad organizzare eventi, o meglio ad aiutare chi vuole fare una serata o creare un evento musicale.

Quali sono le difficoltà più grandi che si incontra nel momento in cui si decide di fare musica live?
Il problema principale è la burocrazia. Siae, moduli, richieste, documenti e burocrazia sono una giungla per chi non ha esperienza e spesso comunque si fanno errori che però poi portano multe anche sostanziose. Faccio un esempio quest'estate ho aiutato la pasticceria Bailoni di Vattaro ad organizzare i venerdì musicali. Una sera è saltato un live e così l'ho sostituito all'ultimo con un djset ma a quel punto il modulo compilato non era più lo stesso bensì se ne voleva uno di un altro colore. Insomma non manca mai la visita dell'ispettore che può creare spiacevoli sorprese.

Avresti delle soluzioni?
Penso che l'ente pubblico potrebbe venire incontro snellendo le procedure burocratiche e regolamentando come statuto autonomo le regole Siae. La Pro Loco poi ha delle facilitazioni che potrebbero essere di aiuto a quegli esercenti che decidono di fare musica.

Cosa ti rammarica di più in questa attività?
La poca conoscenza che c'è da parte di chi organizza un evento circa ciò che gli proponi. L'idea è far musica ma poi non sanno di cosa stai parlando spesso soprattutto quando mi trovo a dare una mano ad enti pubblici. Parli con assessori che passano dal rock al metal all'hip hop per poi magari volere qualcosa di pop e poi finiscono con il fare reggae. Penso si dovrebbe sapere in linea di massima cosa si vuol fare. Poi credo che i comuni potrebbero mettere a disposizione le attrezzature, che comunque posseggono, come tendoni, palchi, panche e quantaltro sia che si tratti di eventi organizzati da associazioni che da privati. Ne verrebbe anche per l'immagine del territorio che si amministra. Perché poi gli eventi si pagano con l'indotto. Sono davvero tanti anni che mi interesso di questo mondo e anche quando ho organizzato qualcosa in prima persona ho sempre rischiato del mio e se fai le cose come vanno fatte non solo vai in pari ma riesci anche ad avere un guadagno. Purtroppo soprattutto ultimamente vedo molti festival ed eventi che lamentano problemi e ci sono due spiegazioni o qualcuno ha amministrato male il budget oppure non si è fatto le cose a dovere, magari solo informandosi su cosa va, in musica, in quel momento e cosa ormai è passato o poco appetibile.

Quindi c'è un trucco?
Certamente, si possono fare le cose a dovere. Un evento va creato e promosso e un artista va seguito e spinto. Il management è tutto per l'artista.

Cosa pensi della musica locale?
Credo ci siano artisti validi. Se parliamo di Anansi a cui sono molto legata ha un graffio nella voce particolare e poi testi molto interessanti. I Bastard sono anticonformisti. L'Amor Carnale trovo sia stato un pezzo molto difficile per noi italiani così legati alle melodie, però di impatto perché ti rimane il ritornello nel cervello. Dovrebbero ricreare qualche pezzo che ti si fissa nel cervello. Ogni disco dovrebbe contenere per lo meno tre brani che abbiano quello spirito lì e un pezzo da traino. Penso però che si siano allontanati dalla gente, anche la loro gente, da fuori pare tutto impachettato ed ermetico, quasi fatto di nascosto. Faccio l'esempio di Alborosie dei Reggae National Tikets su you tube ha fatto girare il suo pezzo nemmeno ancora masterizzato, o meglio è finito su you tube sfuggito in qualche modo. Tempo due mesi si è tanto sparsa la voce di questo fatto che tutta l'Italia cantava le sue canzoni. E poi si deve stare sul web, al giorno d'oggi non si può farne a meno.

La soluzione?
Credo che il biglietto di ingresso selezioni il pubblico ma a quel punto ci vuole davvero professionalità da parte di chi suona e di chi organizza per rientrare dei costi ed offrire un progetto che sia coerente non accozzaglie di generi e gusti senza un pensiero con la consapevolezza che per avere un buon spettacolo ci sono dei costi e la musica va pagata come professione così come tutto ciò che sta attorno. Rischiare in prima persona fa sì che si lavori bene proprio per questo con i contributi è facile essere superficiali.













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