Malossini: «Tornare all’unica Apt provinciale»

Il padre della farfalla trentina: «Vanno ridotte le aziende d’ambito puntando su due brand, Dolomiti e Garda. Con enogastronomia, cultura e ambiente»


di Paolo Piffer


TRENTO. «Mi auguro che la riforma dell’organizzazione turistica sia una delle priorità da affrontare all’inizio della prossima legislatura per fare ciò che non si è fatto finora. Con gradualità, e lo sottolineo. Mica si deve buttare via tutto. Sapendo che per questo il mio amico assessore Mellarini sta già lavorando». Mario Malossini, padre della farfalla trentina, dell’Apt provinciale e dei suoi ambiti che a fine anni ’80 presero il posto delle Aziende di soggiorno, interviene nel dibattito aperto dall’assessore e candidato governatore Pd Alessandro Olivi, che ha proposto l’abolizione delle 14 Apt per lasciar posto ad un’unica agenzia, brand per il tutto il Trentino. «Non è solo un problema di risorse - riflette l’ex presidente della Provincia ed assessore al turismo - oggi è necessario mettere in campo una macchina turistica supportata da strumenti efficaci tenendo conto che bisogna misurarsi con un mondo che viaggia alla velocità della luce».

E questa è la premessa. Ma lei è d’accordo con la proposta Olivi?

Mi lasci dire. Dobbiamo capire che ormai il turista è cambiato rispetto al passato. Si costruisce in proprio la vacanza. Il 75-80% dei vacanzieri va in agenzia con le idee già ben chiare. E’ più scaltro, furbo, attento. Il web, i social-network, facebook, twitter, sono strumenti con i quali si dovrà lavorare sempre di più.

Quindi, le Apt ormai non servono?

Non sono così drastico. Ma bisogna mettere ordine sulla scorta di questi nuovi scenari, fare pulizia.

Che vuol dire fare ordine e pulizia?

Innanzitutto confermare una forte governance politica che guidi, detti compiti e obiettivi. E che poi si faccia retromarcia da questo accorpamento tra Trentino sviluppo e Trentino marketing.

Per fare cosa?

Per tornare indietro, alla casa della promozione e dell’internazionalizzazione del Trentino puntando su due brand, le Dolomiti e il Garda con, accanto, alcuni valori complementari quali l’enogastronomia, la cultura, l’ambiente.

In sintesi?

Ricostituiamo l’Apt provinciale o Trentino marketing, che si chiami come si vuole. Purché ci siano strategie finalizzate e un’unica regia. Oggi il Trentino, quando va sul mercato internazionale, si presenta con cento sigle. Non è possibile. Insomma, ritorniamo all’Apt del Trentino, io la chiamerei così.

E di quelle d’ambito che se ne fa?

Riduciamole a 4-5, non di più: Dolomiti occidentali e orientali, Garda, Trento-Rovereto come area culturale ed enogastronomia, ad esempio. E non tocchiamo Consorzi e Pro loco che sono un patrimonio di volontariato e conoscenze del territorio imprescindibile. Il tutto in una logica di intersettorialità che coinvolga artigianato, risorse produttive, specificità locali.

Punto e a capo. Con la proposta Olivi come la mettiamo?

Sarei più graduale. Servono razionalizzazione ma anche risorse, mica vanno tolte, sia chiaro. Mettiamoci bene in testa che il turismo è decisivo nella prospettiva di sviluppo di questa provincia. È per questo che è necessario mettere ordine e superare questo tipo di organizzazione. Ci sono poi altri nodi da sciogliere.

Quali?

Con pacatezza e moderazione bisognerà pensare ad introdurre un’equilibrata imposta di soggiorno esaminando anche il contributo di scopo. Tenendo ben presente che il momento non è certo facile dal punto di vista economico.

Appunto.

Qui non si tratta di fare rivoluzioni ma di proporre un disegno di aggiornamento sapendo che siamo dentro un grande mare, il mercato. E per andare sui mercati penso sia sufficiente avere un soggetto deputato, unico, che rappresenti tutto l’ambito provinciale.

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