«Maestro Remo, hai cantato la storia della nostra gente»

Oggi l’addio a Remo Manica, fondatore del Bianche Zime con un concerto dei suoi coristi nella chiesa di Castellano



ROVERETO. Il maestro Remo Manica se n’è andato, in punta di piedi, a 79 anni, dopo aver fondato e diretto per quarant’anni consecutivi il coro “Bianche Zime”. La notizia ha lasciato profonda tristezza nei tantissimi coristi che ha formato nella sua lunga carriera di maestro. Lo scorso anno, come ringraziamento, gli era stata intitolata la sala prove, in via della Terra. Una figura carismatica, quella di Remo Manica, che aveva saputo trasmettere con semplicità e rigore la passione per la trasmissione dei canti di montagna. Questa mattina, alle 10, nella chiesa di Castellano, sopra Villa Lagarina, si celebrerà la funzione funebre. Coristi e ex cantori gli dedicheranno un concerto in chiesa, sotto la direzione del maestro Stefano Balter, suo allievo. Non sarà facile trattenere le lacrime all’intonazione del “Signore delle Cime”, ma sarà il momento più alto della funzione. Perché il maestro Renzo amava le sue montagne, cantate attraverso la coralità.

Gianni Potrich, ex corista ed ex vicepresidente dell’associazione musicale Coro Bianche Zime, ha preso carta e penna: «La mia voce vuole raccontare quello che per tutti noi è stato il maestro Remo Manica».

«Con la sua scomparsa, si chiude un pezzo di storia corale lagarina insieme con quella che è stata la sua creatura artistica, il coro Bianche Zime - racconta Potrich - ha diretto il coro per 40 anni con passione, lungimiranza musicale, ricerca di un repertorio popolare sempre affabile ed incantevole al pubblico. Il maestro Remo con le sue voci, ha fatto tremare ed accapponare la pelle a tutti coloro che hanno avuto il pregio di ascoltare i messaggi e la storia della nostra gente. Nella coralità, è stato amico di tutti, dal maestro Silvio Pedrotti a Bepi de Marzi, riservando serata indimenticabili allo Zandonai. Ha cercato nella musica sempre la profondità dell’anima e del cuore. Ha raggiunto con il suo coro l’apice di popolarità e stima nella coralità alpina. E’ stato cofondatore della federazione Cori del Trentino. Il dopo prove “en caneva” , sia per i giovani sia per i più vecchi, era un rito iniziatico a chi amava donare con semplicità. Oggi tutti i coristi che hanno attraversato con lui mezzo secolo di storia, lo piangono e lo ricordano». (n.f.)

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