il processo a trento

Madre e figlia condannate ad un anno per peculato

Le due donne accusate di aver trattenuto per sé 14 mila euro dalla pensione del loro marito e padre non più autosufficiente di cui sono tutrici dal 2007



TRENTO. Dal 2007, nominate rispettivamente tutrice e protutrice, si prendono cura dell’uomo che per loro è rispettivamente marito e padre e che oramai da anni, minato da una grave malattia neurodegenerativa e ricoverato in una clinica cittadina, non è più autosufficiente. Finite nei guai per uno scatolone perduto. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto nella gestione dell’assistenza e le due donne trentine, per aver smarrito alcune ricevute, si sono trovate imputate per il reato peculato.

Le due donne sono la moglie e la figlia di un uomo non più autosufficiente a causa della patologia. Da quando il loro caro non è più in condizione do badare a se stesso - l’interdizione risale al 2007 - moglie e la figlia badano a lui e acquistano quello che gli serve, amministrando la pensione che l'uomo percepisce. Il giudice tutelare, però, ha rilevato che tra il 2007 e il 2012 mancherebbero all'appello circa 14 mila euro.

Si tratta della differenza tra i soldi della pensione e le spese documentate dalle due donne. Il giudice tutelare ha segnalato la cosa alla Procura che ha chiesto il rinvio a giudizio delle due donne che, incredule, si sono rivolte all’avvocato Paiar. A lui hanno assicurato d’aver sempre speso tutti i soldi delle pensioni per le necessità del loro caro, ammettendo d’aver avuto un problema quando, un anno, hanno dovuto trasferirsi in fretta a furia dalla casa in cui abitavano per dissapori con il proprietario.

Proprio durante questo trasloco si è persa la documentazione relativa alle spese sostenute quell'anno. Si trattava di piccole spese per comprare biancheria, vestiti e qualche genere di conforto. In tutto 14 mila euro in un anno. Le donne si sono precipitate dal giudice tutelare per spiegare che si era trattato di un incidente, ma non sono state credute.

Così sono iniziati i guai e nelle scorse ore, assistite dall’avvocato Paiar, sono comparse in udienza preliminare davanti al giudice Carlo Ancona che, dopo averle ascoltate, le ha condannate a un anno di reclusione. Quasi scontato il ricorso in appello anche se l’avvocato Paiar attende di poter leggere le motivazioni della sentenza.













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