Lorenz stravince la battaglia per l’Itas 

La lista del presidente uscente prende 116 voti all’assemblea dei delegati mentre lo sfidante Girardi si ferma a quota 62 e ottiene solo 2 posti in cda


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Doveva essere una sfida all’Ok corral e invece non c’è stata gara. Di Wyatt Earp ieri pomeriggio all’assemblea dei delegati Itas, tenutasi alla cantina sociale di Trento, non si è vista neanche l’ombra. La lista guidata dal presidente uscente Fabrizio Lorenz ha vinto a man bassa, 116 a 62 con tre astenuti per chi guarda ai numeri. Per chi, invece è attento alle dinamiche, l’esito su un piano inclinato quando l’assemblea ha scelto il voto palese bocciando la proposta di voto segreto con un risultato di strettissima misura, 92 a 90 con 5 astenuti. E proprio questa votazione è stata contestata da alcuni sostenitori dello sfidante Andrea Girardi, tanto che, al termine, Fausto Manzana, sostenitore di Girardi, ha sibilato a denti stretti: assemblea gestita da cani. Ma le recriminazioni sono finite lì. Lo stesso avvocato sfidante al termine è stato chiaro: «Se fosse passato il voto segreto sarebbe finita in modo diversa? Dietrologie. Dico invece che è stata una bella assemblea, matura e molto partecipata». Il risultato è che il nuovo cda sarà composto da Fabrizio Lorenz, Giuseppe Consoli, Raffaele Agrusti, Giancarlo Bortoli, Gerhart Gostner, Pierpaolo Marano, Mario Ramonda, Andrè Seifert e Alexander Von Egen per la lista Lorenz che si chiamava Integrità e solidità, mentre per la lista di Girardi, chiamata Integritas, ci saranno Maria Teresa Bernelli e Paolo Vagnone, e i soci sovventori hanno nominato Giovanni Tarantino per Hannover Versicherung e Thomas Voigt per Vhv che così ha ben due consiglieri d’amministrazione, visto che anche Seifert, eletto con Lorenz, è stato indicato da Vhv.

Fabrizio Lorenz e la sua lista hanno ottenuto 116 voti, mentre alla lista di Andrea Girardi ne sono andati 62, sufficienti per poter contribuire al nuovo CdA con due consiglieri: Maria Teresa Bernelli e Paolo Vagnone.

E proprio il grande afflusso dei delegati aveva fatto dire a chi conosce bene le dinamiche interne all’Itas che avrebbe vinto la lista di Lorenz. Erano presenti 187 delegati su 195. Molti di più rispetto ai 156 delegati presenti alla drammatica assemblea dell’anno scorso, subito dopo l’esplosione dello scandalo, con l’allora presidente Giovanni Di Benedetto che riuscì a restare in sella grazie all’innata ricerca della conservazione dei delegati di una mutua assicuratrice. La massima: chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quello che lascia ma non sa quello che trova devono averla tenuta bene a mente in molti ieri pomeriggio. Per tutti basta citare Giuseppe Dematté, ex presidente dell’Ana trentina ed ex presidente del Villaggio Sos, uscito tra i primi: «Io ho votato per la continuità. Sono delegato dal 1959 e voto sempre per chi vince, la Mutua ha bisogno di certezze». Anche il presidentedella Diatec Diego Mosna è eloquente: «Ha vinto la lista numero 1, in tutti i sensi». Le rivoluzioni non fanno parte del bagaglio delle assicurazioni, tanto che lo stesso Girardi ha preferito fare buon viso a cattivo gioco e al termine non si diceva neanche deluso: «No, per niente. E’ stata comunque una bella avventura». Il presidente Lorenz, invece ha indicato la strada: «Adesso avanti tutta, ma con equilibrio. Anche con il Vita, ma sempre con prodotti che possano autofinanziarsi. Faremo un aumento di capitale da 30 milioni per sostenere questo sforzo». Sulla stessa linea il direttore generale Raffaele Agrusti nonché neo consigliere d’amministrazione: «Adesso mettiamo in sicurezza questa compagnia».

Al primo punto all’ordine del giorno c’era l’analisi e l’approvazione del bilancio che è passato nonostante gli utili in calo del 15,4% rispetto al 2016 . Poi è iniziato il dibattito con Marina Mattarei che ha parlato con franchezza attaccando Lorenz e la vecchia gestione. Il dibattito, però, è filato via liscio per il presidente uscente che ha dovuto affrontare solo lo scoglio del voto segreto superato con qualche patema d’animo. Girardi, dal canto suo, è intervenuto spiegando perché l’Itas ha bisogno di novità e di cambiamento.

Ma anche lui ha usato toni calmi, senza attaccare troppo per il debito da 12,5 milioni di euro camuffato in da capitale quel Giuseppe Consoli che non si è voluto fare da parte e alla fine ha commentato laconico: «E’ andata bene», scappando anzitempo. Il suo ruolo del resto è stato decisivo, come ha ammesso al buffet, tra una tartina e l’altra un sostenitore di Lorenz: «Qualcuno il lavoro sporco di contare i voti lo deve pur fare e Consoli lo sa fare».













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