Lorenz: pronto a sfidare Girardi per la presidenza 

Il programma: «Dopo un anno drammatico lavoriamo per consolidare la compagnia»


di Andrea Selva


TRENTO. All’interno di Itas non è (ancora) il momento degli accordi. Lo ha fatto capire il presidente Fabrizio Lorenz che ieri - dopo un anno che ha definito “drammatico” - ha ribadito la propria fiducia nel vice Giuseppe Consoli e ha definito la candidatura dell’avvocato Andrea Girardi un’iniziativa in contrapposizione.

Presidente Lorenz, lei ha ufficializzato la sua candidatura ai delegati prima di Natale, poi l’avvocato Girardi si è fatto avanti in prima persona, dicendo che per lei (e solo per lei) la porta è comunque aperta. Che ne pensa?

Avendo dato la mia disponibilità prima di Natale, la discesa in campo (così è stata definita) di Girardi mi è sembrata quasi come una contrapposizione: non c’è altro modo di leggerla.

E la porta aperta?

Non ho nessuna difficoltà a parlare con chiunque, incontrarsi non sarà un problema ma alla fine saranno i delegati a decidere o a scegliere nel caso ci fossero opzioni diverse.

Due cordate in corsa per i vertici di Itas, sarebbe la prima volta nella storia della compagnia.

È vero sarebbe la prima volta. Non penso che la contrapposizione sia un fatto negativo in assoluto, ma certo potrebbe essere vista come un brutto segnale. Dipenderà tutto da quanto le persone saranno disponibili ad arrivare a una sintesi positiva. Per quanto mi riguarda il cda ha appena approvato un documento per i prossimi tre anni: è questo il mio programma.

Di che si tratta?

Un piano che prevede una crescita del 4 per cento nel triennio 2018-2020. Ma il vero tema è quello di una crescita disciplinata, con l’obiettivo di dare solidità alla compagnia dopo l’acquisizione di Rsa, un’operazione da 300 milioni sui rami danni.

La porta aperta di Girardi conduce al consiglio di amministrazione, oppure al posto di amministratore delegato, ma non alla presidenza. E il suo è un programma da presidente.

Sicuramente sì. In questi mesi di presidenza non c’era il tempo di completare il percorso, per questo serve il prossimo triennio. Ma attenzione: il ruolo del presidente (anche alla luce delle indicazioni dell’Istituto di vigilanza) sarà sempre meno operativo e più una figura di garanzia, ecco perché stiamo valutando il cambio di governance per introdurre la figura di amministratore delegato.

Una scelta che divide. Lei da che parte sta?

Non la ritengo una cosa necessaria, senza delle quali l’azienda non funziona. Ma può essere una soluzione per bilanciare la governance della compagnia in seguito alle indicazioni di Ivass che - ripeto - svuoterà sempre di più il consiglio.

Parliamo di un consiglio (quello di cui lei ha fatto parte) accusato di non aver vigilato a sufficienza.

L’attività del consiglio si basa su una serie di controlli e procedure che non possono prendere in considerazione ogni singolo passaggio. È chiaro che se il vertice dell’azienda limita la possibilità di controllo (anche con comportamenti penalmente rilevanti, come abbiamo visto) l’attività dei controllori diventa molto difficile.

L’ex presidente Giovanni Di Benedetto si è dimesso quando è saltato fuori un accordo tenuto in un cassetto che modificava la sostanza di un finanziamento proveniente dai soci tedeschi e non comunicato al cda. Come stanno le cose?

Per il bilancio di Itas non è certo un problema, la questione è di fiducia.

Però nelle foto di quell’accordo (pubblicate dal Trentino) c’è anche il vice presidente Giuseppe Consoli, che ora fa parte della sua squadra.

Si tratta di “fotografie celebrative” che certo non provano la partecipazione a quell’accordo: Consoli ha sempre detto (senza che qualcuno l’abbia smentito) di non essere mai stato al corrente.

E quindi fa parte della sua squadra. E gli altri?

Non è ancora il momento dei nomi. Stiamo lavorando per avere la disponibilità di persone che hanno le professionalità necessarie, tra il resto richieste da Ivass.

Cosa risponde a chi sostiene che la natura mutualistica di Itas potrebbe essere a rischio?

Che il problema non si pone. I percorsi di “de-mutualizzazione” - visto il nostro statuto - sarebbero talmente complessi da risultare di fatto inattuabili.

Condivide l’importanza di “chiamarsi mutua”?

Certo, in Italia ci siamo solo noi e Reale Mutua. Si tratta di un grandissimo valore che emerge dai 200 anni della nostra storia.

Ci dia una mano a capire questo valore.

Una mutua non ragiona sul breve periodo (come chi deve rendere conto agli azionisti) ma può permettersi di ragionare su obiettivi di lungo periodo, con ricadute conseguenti sul territorio.

Presidente e vice presidente di Itas godevano di indennità tra i 500-600 mila euro all’anno. Sono compatibili con una mutua?

Sono valori elevati, ma commisurati alle remunerazioni del mercato, senza contare che altri manager possono contare su stock option che all’interno della nostra mutua non esistono perché non abbiamo l’angoscia del risultato. Quelle cifre vanno rapportate alle responsabilità, ma quando sono diventato presidente il primo atto è stato la riduzione del 25%.

In aprile i delegati di Itas eleggeranno il nuovo cda mentre la vicenda giudiziaria che riguarda (tra gli altri) l’ex direttore arriverà in tribunale. Tra i delegati c’è chi teme sviluppi dell’inchiesta in coincidenza con l’assemblea.

I carabinieri del Ros hanno indagato per sei mesi e quindi hanno chiuso l’inchiesta. Non ci risultano sviluppi e non ho motivo di ritenere che ce ne siano.

Potrebbero verificarsi ancora situazioni come quelle contestate all’ex direttore?

In questi mesi abbiamo lavorato sui controlli, potenziando il personale, le risorse economiche e organizzandoci in modo che le informazioni arrivino direttamente al consiglio, senza fermarsi alla direzione.

Tutta la sua carriera è stata all’interno di Itas Mutua, fin dal 1983. Come ha visto cambiare la compagnia assicurativa nel corso degli anni?

È un gioiello, lo è sempre stata e mi auguro che lo sarà sempre. Ma i tempi sono cambiati e anche le dimensioni del nostro gruppo. Ora l’obiettivo è adattarci e consolidare le dimensioni che abbiamo raggiunto.

Mi tolga dall’imbarazzo: scelga lei stesso un aggettivo per l’ultimo anno di Itas.

Drammatico. Lo dico con il cuore. È stata una ferita sul volto dell’Itas, una cicatrice che resterà, inaccettabile per una compagnia come la nostra.

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