Licenze edilizie, è guerra tra Comune e Provincia

Nel mirino i tempi e la retroattività del silenzio-assenso: 130 pratiche a rischio Biasioli: «Tempi troppo stretti». Linea dura sulle domande: respinte 18 su 24


di Chiara Bert


TRENTO. Forte della norma del silenzio-assenso, la ditta Pisetta sta alzando di un piano più del previsto la palazzina in costruzione tra via Fermi e via Degasperi. Gli abitanti della zona hanno subito segnalato la difformità dal progetto (ben evidente nel rendering che campeggia davanti al cantiere) e il presidente della circoscrizione ha scritto al sindaco. Quel piano in più (che vale due appartamenti) è il premio in cubatura ottenuto in base alla norma della Provincia per chi migliora la classe energetica degli edifici. Il Comune non ha risposto nei tempi prefissati alla domanda di variazione e dunque il costruttore è andato avanti con i lavori. Ora l’amministrazione è pronta ad annullare la concessione edilizia - in autotutela - contestando il mancato rispetto delle distanze dai confini, ma tutto lascia credere che la battaglia finirà al Tar.

Il caso Pisetta rischia però di non essere l’unico e ha scoperchiato il problema delle concessioni edilizie e dello scontro in atto tra Provincia e Comune di Trento. La prima preoccupata di aiutare le imprese in una fase di crisi, accelerando il più possibile i tempi delle licenze; il secondo alle prese con una pioggia di richieste a cui non riesce a far fronte, e con il pericolo - in agguato - di abusi edilizi.

Gli arretrati. Il vicesindaco di Trento Paolo Biasioli ieri ha messo sul piatto le questioni aperte. Gli uffici comunali hanno in arretrato dal 2011 una settantina di concessioni, a cui se ne aggiungono 190-200 del 2012 (molte delle quali sono relative a lavori legati agli incentivi alle ristrutturazioni della Provincia). «Anche se c’è la crisi il numero di richieste di concessioni resta alto - ha detto Biasioli - ma i tempi di risposta previsti per noi dalle norme provinciali, 60 giorni, sono la metà dei 120 giorni stabiliti a livello nazionale per i Comuni sopra i 100 mila abitanti. Trento non è Sagron Mis». La prossima settimana, al Tavolo sull’urbanistica convocato dall’assessore provinciale Mauro Gilmozzi per fare il punto semestrale sulle nuove norme, il Comune chiederà che i tempi di risposta vengano portati a 120 giorni.

Silenzio-assenso. A complicare ulteriormente le cose è arrivata la norma sul silenzio-assenso, approvata dalla Provincia il 31 maggio ed entrata in vigore il 2 giugno con effetto retroattivo. Biasioli è durissimo: «Questo ci ha sconcertato, mettendoci di fatto al tappeto». Il Comune si è ritrovato con circa 130 pratiche (presentate prima di marzo) a cui avrebbe dovuto già dare una risposta. «Abbiamo fatto il possibile, ma potrebbero esserci altri casi come quello di via Fermi», ammette il vicesindaco. Quello che ha fatto Pisetta - che ha approfittato dei bonus di cubatura a fronte del miglioramento energetico dell’edificio - potrebbero averlo fatto altri, presentando varianti al progetto originario. «Finora tutte le licenze o rimanevano entro i limiti di altezza di zona o rispettavano le distanze dai confini delle proprietà vicine - spiega Biasioli - in via Fermi si è verificato il primo caso dove c’è un contrasto con le norme sulle distanze». E proprio riguardo i premi per la bioedilizia, l’assessore lancia un’altra stoccata a Piazza Dante: «La Provincia ha previsto bonus molto più vantaggiosi di quelli del nostro regolamento comunale a fronte di richieste alle aziende molto più ridotte. Per ottenere il premio basta coibentare l’edificio, è chiaro che in molti costruttori ne hanno approfittato cambiando strada in corso d’opera e ottenendo benefici significativi».

Linea dura sulle nuove domande. Al tavolo con la Provincia il Comune avanzerà anche un’altra richiesta: basta variazioni al codice dell’urbanistica per almeno un anno e mezzo. «Siamo andati avanti con modifiche ogni 2 mesi, ci dev’essere qualche boccia ferma», incalza Biasioli. E intanto per tutelarsi il Comune ha deciso di applicare una «selezione ferrea» delle domande di concessione: quelle incomplete, che prima venivano protocollate in attesa delle integrazioni, oggi vengono rigettate. «Prima avevamo usato la logica del buon senso - spiega l’assessore - ma non funziona». Risultato: in due settimane su 24 licenze richieste ne sono state respinte 18.

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