Le «strane presenze» del condominio fantasma

A Melta c’è uno stabile con 18 appartamenti di cui si ignorano i proprietari C’è chi è entrato per viverci, chi per farci le feste. I timori dei vicini


di Daniele Peretti


TRENTO. Del “condominio fantasma” a Melta, ne parlano tutti. Tante domande senza risposta, ma anche molta preoccupazione per una storia che ha protagonisti praticamente invisibili.

Siamo in via Melta, ai civici 16,18 e 20, che corrispondono a tre condomini ultimati nel 1972, ma che negli anni hanno avuto storie differenti. Al civico 20 sette appartamenti sono di proprietà e quattro in affitto; mentre al civico 16 “ci abita il mondo”, come lo definisce un residente mentre racconta questa storia dai contorni incredibili, nel senso che nei quindici appartamenti tutti in affitto si possono trovare inquilini di tutte le nazionalità, per una situazione di assoluta normalità.

Le stranezze invece, si concentrano al civico 18 la cui proprietà inizialmente era bolzanina, poi è entrata in giri ereditari che non hanno portato a nulla di definitivo. Nel 2010 si è concluso l'iter dello sfratto giudiziario per ristrutturazione e da allora diciotto appartamenti sono disabitati: «Nel 2011 sono stati rifatti i serramenti ed alcune agenzie immobiliari avevano esposto il loro cartello pubblicitario, poi più nulla.» Fino a qualche mese fa, quando al primo piano è comparsa una famiglia di extracomunitari che ha preso possesso di un appartamento, installando una caldaia con tanto di allacciamento alla rete elettrica e a quella del gas con una tubatura esterna ben visibile dalla strada: «Non sappiamo chi siano, di certo tutto il condominio - prosegue uno dei residenti delle case confinanti - è senza utenze di servizio, l'ascensore non funziona: a tutti gli effetti è in disuso. Oltre all'abitazione del primo piano, un gruppo di ragazzi ha preso possesso di uno degli appartamenti all'ultimo piano sfondando la porta d'ingresso e lo usa per delle feste che durano tutta la notte.»

Sul lato sud, quello più nascosto rispetto alle altre costruzioni, una famiglia di nomadi ha parcheggiato la propria roulotte, con la ghiaia bianca ha tracciato una vialetto che porta al barbecue e a poca distanza ha posizionato delle bombole del gas. Al riparo dei terrazzi sedie di plastica e in quelli che dovrebbero essere i posti auto condominiali, due macchine in fase di riparazione: «Si tratta di un gruppo di nomadi che ormai abitano qui, se ne vanno solo quando arriva un camper a prenderli e se stanno via per alcuni giorni. Oltre ai lavori di carrozzeria, accendono dei fuochi e organizzano anche loro delle feste all'aperto. Insomma, fanno tranquillamente i loro comodi.»

I garage sono stati tutti scassinati e per stare tranquilli sono stati asportati i blocchi delle serrature: «In questo caso il viavai è anche esterno. C'è chi arriva, entra, abbassa la basculante e poi se ne va. Da parte nostra, tranquillità persa a parte, quando viene sera ci chiudiamo in casa per non vedere o sentire nulla.»

I vicini hanno cercato di capire chi potrebbe essere la proprietà, senza nessun risultato. Davvero non si capisce perché diciotto appartamenti, in buone condizioni con un intervento di ristrutturazione realizzato solo cinque anni fa, possano essere lasciati al loro destino. Trascurato persino dall'interesse del degrado: «Non sappiamo cosa dire – conclude il nostro interlocutore – se non che cominciamo ad avere paura. Sarò miope, ma stento a vedere la presenza delle forze dell'ordine sul territorio, quando situazioni come queste dovrebbero essere monitorate.»













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