«Le Rsa non sono pronte a diventare centro diurno»

Con la chiusura di Cinte il servizio per gli anziani passerebbe alle case di riposo Per «Suor Agnese» e «Piccolo Spedale» al momento non ci sono le condizioni


di Silvia Fattore


TESINO. La Provincia decide di chiudere il Centro diurno di Cinte spostando i servizi nelle Rsa locali. Queste, però, non sanno ancora nel concreto di che tipo di impegno si tratta perché non è stata fatta loro nessuna richiesta formale.

Qualche settimana fa con una delibera provinciale è stato deciso che il Centro diurno di Cinte è di troppo perché ne esiste uno già a Villa e ora anche il centro Alzheimer di Scurelle erogherà gli stessi servizi. Non sono mancate le proteste dei sindaci del Tesino che hanno minacciato di rivolgersi alla Corte dei Conti, e quelle di Leonardo Ceccato, ex sindaco di Cinte e consigliere della Comunità di Valle che ha bollato la decisione come «assurda, antieconomica e dettata solo da questioni politiche». Anche la Lega non si è fatta attendere e pochi giorni fa ha presentato un'interrogazione in Comunità chiedendo chiarimenti sulla vicenda. Dal canto loro le Rsa locali non sono state contattate ufficialmente e nel concreto non si è ancora affrontata la questione.

«Non sappiamo di quanti utenti stiamo parlando - spiega la presidente dell'Apsp Suor Agnese di Castello, Fulvia Nervo - né di che tipo di esigenze si tratta. Certo la nostra struttura è ampia, ma non si può mettere in piedi certi servizi dall'oggi al domani. Se effettivamente gli anziani verranno spostati da noi, quale sarà il personale ad occuparsene? Quali i tempi, le modalità e gli spazi? Quali le tariffe? Al momento non ci è stato detto niente per questo non possiamo sapere come e se sarà possibile sostituirci al Centro diurno di Cinte».

Anche Luciano Buffa, presidente dell'Apsp Piccolo Spedale di Pieve, sottolinea che la Provincia ha preso la decisione di spostare i servizi del centro diurno di Cinte presso le Rsa, ma tutta la situazione è ancora da valutare: «Occorre sapere prima di tutto di quanti utenti stiamo parlando. All'inizio si diceva sette, ora si dice tre. La nostra struttura è piccola, quindi, bisogna vedere quali servizi vogliono. Per esempio, potremmo essere disponibili per il bagno assistito perché abbiamo le attrezzature adatte. Ma per il pranzo la cosa si complica, se i nuovi utenti saranno disponibili a mangiare con gli ospiti allora si può fare, ma se vogliono uno spazio separato diventa impossibile accontentarli perché non abbiamo la sala. Al momento dobbiamo ancora fare domanda per l'accreditamento, l'iter burocratico che permetterebbe il trasferimento dei servizi dal centro diurno a noi. Stiamo alla finestra attendendo che ci siano sviluppi».

La presidente Fulvia Nervo ribadisce la precarietà di questa situazione in cui ancora non ci sono dati e comunicazioni ufficiali. «E' tutto ancora da decidere. E poi occorre tener presente anche le esigenze degli utenti del Cento diurno di Cinte. Questi anziani saranno d'accordo a venire da noi? E se tutti rifiutassero? E' stata fatta una scelta, ma non si sono prese in considerazioni le opinioni di coloro che sono i veri protagonisti di questa vicenda».

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