Le mense soffrono, i lavoratori scioperano 

Ateneo, due giorni di protesta per i 53 addetti: pasti in calo, si temono licenziamenti. L’Opera: «Nuovo bando, più qualità»


di Francesca Quattromani


TRENTO. Riconquistare e fidelizzare il palato degli studenti dell’ Università di Trento e mantenere l’occupazione. Questo l’obiettivo che dovrà raggiungere la società che avrà in gestione le mense e i bar dell’ateneo trentino. Il bando a breve, entro l’autunno i nuovi gestori. Il bando avrà dei correttivi importanti: convenienza per gli studenti e qualità del pasto servito. Fatto 100 il punteggio finale, la qualità dell’offerta peserà per l’ 85%, il prezzo per il 15%. Come previsto dalle norme provinciali, punto fondamentale, la salvaguardia dell’occupazione.

Così Opera Universitaria, per voce del suo direttore, Paolo Fontana, nel secondo giorno di sciopero degli addetti delle mense e dei bar dell’università che lavorano per Sma Ristorazione. Questa società bergamasca, nel 2011, vinse il bando per la gestione delle strutture della ristorazione dell’ università trentina. Per il quinto anno consecutivo è ricorsa agli ammortizzatori sociali, prima la cassa in deroga poi la solidarietà, a fronte di una riduzione dei pasti erogati. I lavoratori di Sma Ristorazione sono 53, quattro uomini, il resto donne a contratto part time. Operano in cinque strutture, le mense di via Tomaso Gar, via 24 maggio, Mesiano, Povo 0 e Povo 1, le università della collina. Operano, inoltre, nei bar universitari di Mesiano, San Bartolomeo e Povo. Ieri il primo giorno di sciopero. «La protesta arriva al termine di un lungo confronto tra le organizzazioni sindacali, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs e la Sma Ristorazione che, dal 201, ha in gestione l'appalto delle cinque mense e dei tre bar - spiegano i sindacati-. Sma ristorazione, infatti, non ha dato alcuna risposta alle richieste avanzate dai rappresentanti dei lavoratori». Francesca Delai di Filcams Cgil del Trentino, si fa interprete della condizione in cui versano, ormai da anni, le lavoratrici ed i lavoratori, professionalità che nel settore operano anche da vent’anni. «Sma Ristorazione lamenta perdite sensibili nel numero dei pasti erogati, anche a causa della forte concorrenza rappresentata dai molti esercizi che offrono pasti veloci in città. Non è la sola causa, a nostro modo di vedere. Forse si dovrebbe investire maggiormente anche sulla qualità dei pasti erogati. Lo scorso anno Opera intervenne sul costo degli stessi, penso alla nascita del “pasto lesto”. Nonostante questo sostegno, non c’è stato alcun ristorno sui lavoratori che, anzi, da due anni sono in regime di contratto di solidarietà. Questo ha significato la riduzione dell’orario di lavoro per gli addetti. Si può immaginare quanto questa riduzione possa incidere sugli stipendi, che non sono di certo alti». Secondo le statistiche, nota la sindacalista, gli studenti con difficoltà economiche mangiano a casa, molti nelle mense, tanti altri scelgono un’offerta diversa, la ristorazione extra universitaria che, negli ultimi anni, è notevolmente cresciuta. «A questo si aggiunge la scarsa attrattività delle mense universitarie – prosegue Delai – Strutture che avrebbero bisogno di molti interventi. Penso a quella di via Tomaso Gar oppure alla mensa di via 24 Maggio». Il problema sollevato non è solo estetico. «La scorsa settimana, a Povo 0, due lavoratrici sono finite al pronto soccorso a causa di una dispersione di corrente sul piano di lavoro». Posto che la manutenzione ordinaria delle mense e dei bar dati in gestione da Opera appartiene all’ente gestore, Paolo Fontana, dirigente di Opera, a tale proposito chiarisce che, sull’accaduto sono stati fatti opportuni accertamenti. La dispersione c’è stata, paragonabile a una piccola scossa, di quelle che, per capirsi, si possono prendere, ad esempio, chiudendo la portiera della macchina. Detto questo, il problema del calo dei pasti erogati esiste. «I pasti erogati dall’ università sono 450.000 all’anno, per una popolazione di 16 mila studenti universitari – chiarisce Fontana- Tra il 2016 e il 2017 i pasti in meno sono stati circa 21 mila. Un calo che possiamo definire ciclico». Vero è, prosegue il direttore di Opera, che sono cambiate le abitudini degli studenti: il pasto interno (4 euro e 90) non lo fa più quasi nessuno, il 90% degli studenti preferisce lo snack ridotto, dal costo di 3 euro e 10 centesimi. Detto questo, qualità del pasto erogato e mantenimento dell’occupazione, sono una priorità anche per Opera, tanto che il bando per la gestione dei servizi di ristorazione nelle mense e nei bar dell’università avrà dei correttivi importanti. Entro l’autunno una nuova gestione. Vincerà il bando chi metterà al primo posto convenienza qualità e garanzie occupazionali. Attesa per la nuova mensa al Cte ma, intanto, i lavoratori attendono in ansia. Il timore è che, finiti gli ammortizzatori sociali, a settembre, Sma Ristorazione possa licenziare.













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