Le imprendibili bande delle slot: 41 colpi in Trentino

Da febbraio una lunga serie di furti: rubano le perdite dei giocatori incalliti


Giuliano Lott


TRENTO. Il loro corrispettivo ad altissimo livello sono le "pantere rosa", le bande di ex militari dell'est Europa che da alcuni anni imperversano tra gioiellerie esclusive e intagliatori di diamanti di mezzo mondo, mettendo a segno una sessantina di colpi per un bottino complessivo di 100 milioni di euro. Ma loro, le gang delle slot machine, ne rappresentano la versione più popolare: si accontentano di svuotare le gettoniere dei videopoker. Perchè le slot sono a tutti gli effetti dei piccoli forzieri: ognuna può contenere svariate migliaia di euro. Il fenomeno del gioco, che ha attecchito su un impressionante numero di operai, discoccupati, casalinghe, precari e cassintegrati, accomunati dalla speranza di "fare il colpaccio" con un maxijackpot, è dilagato da quando, qualche anno fa, la legge ha ammesso le vincite in denaro. Il gioco è diventato una "malattia sociale". Quello che gran parte dei giocatori ignorano, è che le oltre 4 mila macchine "mangiasoldi" distribuite sul territorio provinciale sono programmate in modo da erogare una vincita consistente (fino a 500 euro) ogni 14 mila giocate circa. Per i gestori dei bar, le slot rappresentano una sicura fonte di reddito. «Io non le ho volute nel mio locale - racconta un esercente che preferisce rimanere anonimo - ma un mio collega mi ha candidamente confessato che con cinque slot riesce a pagarsi affitto e spese e a volte ci guadagna pure. Con un incasso di 36 mila euro nelle gettoniere, 3 mila vanno in tasca a lui». Del monte giocate, oltre il 75% va all'erario. Il resto, fatte salve le spese, si aggira attorno al 16%, che viene poi diviso in parti quasi uguali tra il distributore delle slot e il barista. Il quale finisce per guadagnare tra il 7 e l'8 per cento netto delle giocate. I baristi sono soprattutto preoccupati dei danni, visto che la manutenzione e la riparazione delle slot sono a carico del distributore. Dall'inizio del 2010 le gang delle monetine hanno collezionato oltre quaranta colpi, abbastanza da convincere molti baristi a trascorrere la notte nel proprio locale, nella speranza di mettere in fuga i ladri, oppure cercare di incastrarli. L'arresto di due settimane fa, che ha portato in cella tre giovani romeni ritenuti responsabili del furto al Roxy Bar di Nave San Felice (operazione favorita dalla sbadataggine del diciottenne Gheorghe Pricope, un membro della banda che nella fuga aveva perduto il portafoglio con i documenti), non ha fermato lo stillicidio dei colpi notturni. E' ormai evidente, come da tempo sospettano polizia e carabinieri, che sul nostro territorio sono presenti più bande specializzate. Sono infatti almeno 8 i furti di slot registrati dal 10 ottobre ad oggi. Il sistema è rodatissimo e implica una conoscenza seppur rudimentale delle nuove tecnologie tanto quanto dei sistemi d'allarme e del territorio, campagne incluse. Le gang agiscono in piccoli gruppi - dai tre ai cinque elementi - ed hanno un'organizzazione di livello paramilitare. La gang arrestata proveniva dalla Lombardia e arrivava in Trentino col treno, ma non è escluso che altri gruppetti si spostino con mezzi propri. Vestiti di scuro e con le mani guantate per non lasciare impronte, preparano i furti con meticolosità. Prima di tutto, si procurano in zona un furgone capiente e robusto. In genere, servendosi nel parcheggio qualche ditta edile dei paraggi. Poi, usando il retrotreno del furgone come un ariete, abbattono la vetrata del locale prescelto. Spesso prediligono bar e edicole sprovvisti di sistema d'allarme. Dalle riprese in mano a polizia e carabinieri, ma anche dai racconti dei rari testimoni, la durata dell'azione va dal minuto scarso ai tre minuti. Tanti ne servono per prelevare le slot, caricarle sul furgone e trasportarle in una zona poco trafficata - campagne o strade secondarie - dove provvedono a scassinarle. Determinante la scelta dei luoghi: l'intervento delle forze dell'ordine, per quanto rapido, richiede più tempo di quanto ne impieghino loro per sparire. «Sono quasi per certo giocatori smaliziati» spiega un poliziotto impegnato nelle indagini «e sanno riconoscere, con tutta probabilità dal rumore delle monete che cadono nella gettoniera, quando il serbatoio è carico». Polizia e carabinieri hanno raddoppiato e talvolta triplicato le pattuglie. Ma il presidio "totale" è una chimera. Per attraversare la città servono minuti preziosi. Del resto, come diceva l'ispettore Clouseau, anche contro la Pantera rosa serve un po' di fortuna.

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