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Le due vite e tutte le conquiste del “bel Danilo”

Endrici “scappò” da San Michele: «Il Trentino mi era stretto A Saint Tropez anni mitici. E poi Cortina, Londra, il mondo»


di Paolo Mantovan


Danilo Endrici veste di tutto punto. È ancora à la page, mocassini senza calze, foulard che esce appena dal taschino. Il “bel Danilo” sorride: «Sì, è vero, ho vissuto due vite. Ma che anni formidabili». Gli anni di Saint Tropez, lui, con Gigi Rizzi e les italiens alla conquista delle notti.

Danilo Endrici a vent’anni lascia la sua San Michele, per andare nel mondo, verso orizzonti infiniti. Perché allora sentiva che il mondo era suo. «Avevo un po’ di soldi ereditati: li usai accuratamente per vivere alla grande». Vita dissipata? «Macché, una grande vita. E poi guardi che tutto quello che ho vissuto è ritornato in rapporti, relazioni, facilità di mettere a frutto idee e imprese, con alleanze internazionali». E subito il trentino Endrici incontra Gigi Rizzi. «Ah, Gigi Rizzi! Mi è morto praticamente tra le braccia due anni fa. Ero al suo solito banchetto e all’improvviso ci chiamano urlando che Gigi era caduto, invece era sulle scale ormai senza respiro, strozzato da un boccone di carne... Povero Gigi. Era il più simpatico del gruppo. Era il più charmant. E guardi che è stata Brigitte Bardot a corteggiarlo, non lui. Quasi nessuno lo sa o lo dice. Ricordo bene quei giorni. Le serate al Papagayo. Sì, sono stati pochi giorni: un’estate. Ma che estate. E Brigitte che donna. Intelligente, di grande simpatia: sulla bellezza inutile che mi soffermi. E poi BB aveva un vantaggio: aveva delle amiche bellissime, erano tutte tropeziennes, stavano nella sua villa a prendere il sole e noi ci piazzammo lì. Io mi fidanzai subito con una delle più belle, che poi, molto dopo, si sposò con Mario Adorf, di cui sono tuttora un grande amico. He he (ridacchia Endrici) quando Brigitte ha messo le scarpe di Gigi fuori dalla porta è perché non voleva più tutto quel clan...»

Danilo Endrici ora è general manager di ScreenLine, una società che ha sede a Besenello e che è leader in Italia per la produzione di sistemi di videoproiezione. Che salto, Endrici, da Saint Tropez a Besenello! «Certo. Ma un salto lungo una vita». Una vita velocissima... «Veloce come veloce fu la popolarità di quel ’68. Il flirt di Rizzi con la Bardot, il clan di amici italiani che aveva conquistato la Costa Azzurra: quell’attimo ci diede una fama pazzesca, era facile fare nuovi incontri». E facilissimo far volare i soldi... «Guardi ho speso moltissimo: quante relazioni ho avuto, alcune fatue certo, ma non si può mai dire, quando meno te lo aspetti c’è chi ti chiama di nuovo, amici nell’ambiente dello sport o dell’industria. Tanti amici».

Amici-amici? «E quanti! Marta Marzotto (povera Marta) è stata una grande amica: sa quanta gente ho conosciuto grazie a lei? E poi Giacomo Agostini, il campione, ci sentiamo ancora oggi». Endrici è un fiume in piena, il fiume del jet set degli anni Sessanta-Settanta, la videoproiezione gigante di un film dell’epoca d’oro. E lui era lì. Ed era un playboy protagonista. «Guardi, fino a qualche anno fa non amavo parlare di queste cose. Ora forse ho superato certi freni inibitori...» sorride, ovvio. Ma la vita non erano solo notti e incontri. Con i primi soldi che aveva Endrici aprì la prima discoteca in Sardegna, a Porto Rotondo. «Era il ’68-69, fui il primo. Più che una discoteca era un club di amici, c’era Ira von Fürstenberg, c’era il conte Nicolò Donà della Rosa, l’inventore di Porto Rotondo, che allora era una cosa esclusivissima. Poi aprii a Cortina. Lì veniva spesso Peter Sellers, che mito! Peter fu un mio grande amico. Ecco, lui e Alberto Sordi sono gli unici due che ho conosciuto che erano identici a come li vedevi al cinema: facevano morir dal ridere sempre».

E il Trentino? Addio San Michele? Si era dimenticato del Trentino? «Beh, scusi, giravo ovunque: la città più provinciale era Milano. Lei mi capisce». Quindi niente niente. «No, tornavo spesso per mia mamma. E per le mie sorelle. Una ha anche lavorato qualche anno per me in un locale».

E il clan resisteva? «Eravamo amici veramente. Facevamo festa sempre». Vi sentivate anche un po’ immortali, no? «Sì, un po’ sì».

Era così bello che al domani non si pensava. Si pensava, al massimo, al giorno dopo.

Anche sedurre ormai era facile, no? «Non so dirle. Cioè, sì, per noi era facile». La chiamavano “il bel Danilo”, vero? «Sì. A Saint Tropez avevamo come punto di riferimento la casa di Elsa Martinelli. E lì c’era un giro che non finiva più. Cenammo con Jane Fonda, con Romy Schneider...» Il non plus ultra. E quante storie per Endrici! «Sì: Marilù Tolo, Barbara Bouchet, e anche una bella storia con Nadia Cassini». Nadia Cassini? «Sì, lo so, allora era il top: pensi che mi chiamò schiumando invidia anche Franco Califano. Ah, che mito povero Franco, che vita ha fatto!». Vite spericolate? «No. Vite spensierate». E qualcosa che andò storto? Mai? «Certo! Eccome. La prossima volta le racconto di quella sera che incontrai Raquel Welch ma ero “intrappolato”... Che serataccia...». Insomma, seratacce “relative”. «Ah ah ah» ride Danilo. Tutto intanto sembra ruotare attorno a voi, les italiens. E invece...

«Già. Franco Rapetti lo chiamavano “capriccio per signora”: era il più bello di tutti noi. Ma aveva la debolezza del gioco. Giocava su qualsiasi cosa. Giocava, giocava, accidenti. Poi a New York il coroner archiviò quella sua morte come un incidente, ma io resto convinto che ci fu qualcuno che lo fece volare dal settantesimo piano». Anni di morti misteriose e tragedie. «Nello stesso periodo morì anche Rodolfo Parisi. Io e lui eravamo legatissimi. Morì a 36 anni, colpito alla testa dal deflettore dello specchietto dell’autobus mentre scendeva dal marciapiede a Londra...»

E così cambia tutto. «Sì. Io portai avanti per anni anche il locale a Monaco di Baviera. Imparai a organizzare tante cose. Poi, però, nel 1978 chiusi». E la vita si trasforma. «Cambia perché non poteva più esserci quella vita, perché tutto era cambiato. Io però ho costruito una seconda vita sulle basi di quegli anni. Sono entrato nel mondo dei video tramite un amico di Monaco. Nel 1979 inizia la prima avventura nel settore, con un inventore di Miami. Alcuni anni dopo l’ho mollato: non mi fidavo più. Dopo la caduta del muro di Berlino, invece, mi chiamano tantissimi amici tedeschi: c’era da ricostruire la Germania Est e io avevo rapporti con tutto il mondo... Anche quello fu un bel periodo. E infine ho incontrato Bruno Gomarasca, che ha fondato ScreenLine e che mi ha chiesto di stargli al fianco, proprio per le mie relazioni. Curo il commercio estero. E ora siamo una potenza».

Endrici è stato anche sposato. «Uh! Sì, ma solo per un paio di weekend. Erano i primi anni Sessanta». Ma l’amore, quello vero, profondo, unico, diverso? «A una donna, Ursula, sono stato legato molto, ma in un’altra età. Avevo già superato i cinquanta. Siamo stati insieme 8 anni, ma ci siamo lasciati perché non era nella mia natura accasarmi». Ricorda Tamara Baroni? Lei è citato nel suo libro “Tamara la parmigiana” dove dice: “Soffiai il bellissimo Danilo Endrici a Daniela Bertazzoni, padrona del Grand Hotel de Milan”. «Ah ah ah. Tamara: ora la ricordo, sì, bellissima!». D’accordo, tutto è come un foulard per il bel Danilo. Non sente, ora, che i settanta li ha passati già da un po’, il bisogno di una compagna? «No! La mia compagna è la musica jazz. Senza jazz io non mi alzo, non vado a dormire, non salgo in macchina». Per Endrici la vita è come il jazz. Come diceva Gershwin: “È meglio quando s’improvvisa”.

p.mantovan@gmail.com













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