L'INTERVISTA maurizio freschi 

«Le chat dei genitori? Fanno uscire il peggio» 

Il caso della settimana. Il presidente della Consulta provinciale dei genitori: «Famiglie, docenti e genitori dovrebbero condannare i casi limite. Gli insegnanti non vanno delegittimati»


Daniele Erler


Trento. Se docenti e genitori si fanno la guerra, alla fine a rimetterci sono sempre i ragazzi. Ne è convinto Maurizio Freschi, presidente della consulta provinciale dei genitori. La soluzione è invece fare squadra, per isolare quelle persone che fomentano i conflitti.

Freschi, partiamo dalle famose “chat dei genitori”. I gruppi su whatsapp, per intenderci. Davvero fomentano la conflittualità con i docenti?

Io credo che siano effettivamente uno strumento deleterio e abusato. Fanno uscire il lato peggiore di chiunque. Anche i social hanno questo stesso difetto. Portano ad enfatizzare le espressioni utilizzate, perché si pensa di essere nascosti dietro a una tastiera. Ma vale per qualsiasi soggetto che decida di affrontare la comunicazione con i social. Il problema è capire se queste prese di posizione sono di categoria o caratterizzano solo i singoli.

Sta dicendo che non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio?

Penso che tutti – genitori, docenti e dirigenti – dovremmo avere la coerenza di isolare i casi limite e stigmatizzarli. Penso che i problemi ci siano in tutte le categorie. C’è una percentuale di criticità ovunque. Ma questa percentuale credo non sia significativa. A volte però fa più rumore un albero che cade, rispetto a una foresta che cresce.

Ci sono casi critici anche fra i docenti?

L’autorevolezza e la fiducia di cui godevano i docenti in passato era data da un ruolo che molto spesso era ricoperto con coerenza. Ora ci troviamo di fronte a un mondo che ha mille facce. Abbiamo chi è innovatore e chi tradizionalista. Chi vuole cambiare e chi vorrebbe rimanere su un’impostazione riconosciuta. In questo contesto, ci sono anche docenti che faticano ad avere il giusto ruolo di educatore.

Fra i dirigenti scolastici?

Mi stupisce molto quando sento di dirigenti che disincentivano la costituzione delle consulte o la partecipazione a questi organi, dicendo che sono inutili. Così legittimano quei genitori che preferiscono farsi giustizia da soli, invece che sentirsi rappresentati dagli organi deputati a questo.

Infine, fra i genitori?

In molti casi il problema dei ragazzi nasce a casa. Possiamo intervenire quanto vogliamo sulla scuola, ma è inutile se alla base c’è un problema familiare che deve essere affrontato.

C’è altro?

C’è un aspetto fondamentale. Nel momento in cui un genitore ha un problema con un docente, questo deve essere trattato da adulto ad adulto, senza coinvolgere il bambino. La figura del docente deve essere tutelata in ogni caso. Anche quando ci sono dei conflitti, non vanno risolti con una scenata in classe o con il figlio, al tavolo della cena. Altrimenti il ragazzo rischia di perdere le figure di riferimento. Così, finirà con il delegittimare la stessa figura dei genitori. I problemi degli adulti devono rimanere fra gli adulti. Ci sono spazi e modalità per trattarli.

È vero che i genitori si trovano un po’ spaesati perché la scuola è inevitabilmente cambiata? Oggi vengono utilizzati metodi nuovi rispetto a quando erano studenti loro.

I genitori non sono tutti ottusi e in genere sono aperti alle novità. Non sono spaesati quando ci sono delle innovazioni. Molte volte lo sono per le modalità con cui vengono introdotte queste novità.

Ci fa un esempio?

Penso al Clil. Il trilinguismo è una novità importante, ma era stato messo in atto senza un organico sufficiente per supportarlo. Se l’innovazione non va a migliorare la qualità della scuola, allora i genitori preferiscono quello che c’era prima.

Tornando ai conflitti fra genitori e docenti, come si possono risolvere?

Serve un’alleanza tra scuola e famiglie. Deve coinvolgere tutte le componenti: dirigenti, insegnanti, personale Ata e genitori. Serve un dialogo onesto fra le parti per risolvere i problemi. In caso di conflitto, dobbiamo pensare che chi perde non è il genitore, il docente o il dirigente. È sempre e comunque il ragazzo.















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