«Le Albere, il mio quartiere green»

L’archistar: «Con la crisi città più sostenibili. Grande progetto pubblico, ora si facciano i sottopassi». Oggi l’inaugurazione


di Chiara Bert


TRENTO. Architetto Piano, siamo arrivati all’inaugurazione del quartiere che ha progettato. È stato un parto lungo. È soddisfatto?

I parti urbani sono sempre lunghi, e giustamente perché è meglio metterci il tempo giusto e non fare errori. I progetti urbani hanno bisogno di riflessione e di partecipazione. Questo progetto non è finito, ma intanto domani (oggi per chi legge, ndr) si consegna alla città il parco, è una bella cosa perché tutto è cominciato lì. Ora aspettiamo con ansia che cresca bene l’erba, quest’estate verrà già usato. Riscoprire il rapporto tra l’Adige e la città sarà una conquista importante. Poi a fine mese ci sarà l’apertura del Muse e noi continueremo a lavorare per terminare quello che chiamiamo il «polo sud».

Ogni quartiere ha una sua cifra distintiva. Quale pensa che sarà l’anima di questo nuovo pezzo di città?

Questo è un progetto in cui l’interesse pubblico è molto forte, vuoi per la presenza del museo, per il parco e poi quello che sarà il polo sud con i suoi servizi, e i negozi alcuni dei quali apriranno da subito. I progetti urbani funzionano solo se c’è un buon mix di funzioni, pubbliche, private, culturali, ricreative. Tutto si mescola. Le Albere è un classico esempio di trasformazione dei brownfields, i terreni industriali dismessi, in greenfields, questo era un terreno cementato che oggi diventa in gran parte verde ed è un fatto importante. L’opposto di quello che si è fatto per tanti anni nelle città. Sul piano emotivo per me è di grande soddisfazione arrivare al momento finale di uso, in cui un quartiere inizia a vivere.

Qual è la valenza innovativa delle Albere?

È senza dubbio un progetto pilota interessante, dove l’interesse pubblico non sta solo nelle attività pubbliche ma nel fatto che in questi edifici si consuma dai 30 a 50 kilowatt ora a metro quadro annuo, che è un consumo 5 volte inferiore a una casa normale. Una gran parte dell’energia necessaria viene dai pannelli solari, si usano le pompe di calore, l’energia geotermica nel sottosuolo per il Muse. E l’uso stesso del legno è di per sè un’attività intelligente, non solo perché siamo a Trento ma perchè il legno è un materiale riciclabile ed è pura e semplice energia rinnovabile. Il legno che abbiamo usato le foreste del Trentino lo producono in nemmeno una giornata, si tratta di piantare alberi. In questo senso questo è un quartiere che ha un carattere di forte modernità.

La crisi economica colpisce le città e Trento non fa eccezione. È un problema oggi per un quartiere come Le Albere che ha una forte componente residenziale?

Io penso che la crisi abbia reso tutti i progetti più sostenibili, vuol dire più intelligenti e che consumano meno energia. Continuo ad essere sorpreso che a Trento si continui a discutere di questo come di un’operazione immobiliare. Qui c’è ben altro e trovo abbastanza miope non intravedere la fortissima presenza pubblica. Vedrà che le residenze non ci metteranno molto ad essere abitate.È una zona bellissima, con il parco che guarda il Bondone e il fiume vicino, a 10 minuti a piedi dal Duomo. È uno dei progetti più equilibrati dal punto di vista del mix di attività.

Lei ha sempre insistito sull’importanza dei collegamenti con il centro.

L’apertura dei tre sottopassi è fondamentale. Per il primo si sta lavorando alacremente, gli altri due richiederanno ancora un po’ di tempo ma è un impegno preso dalla città di Trento e credo che sarà onorato. È una cosa a cui tengo molto, fin dall’inizio. Sono condizioni che non avevo posto per cattiveria, al contrario. La grande scommessa è unificare questo nuovo quartiere al resto della città e questo dipende dalla possibilità di bypassare la ferrovia.

Verrà presto a Trento a vedere il risultato?

Come no, Ci sarò sicuramente il 27, per l’apertura del Muse.

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