LaVis-Cavit, prove di matrimonio 

I presidenti Patton e Libera si sono incontrati per parlare di alleanze commerciali e del rientro della cantina nel Consorzio



TRENTO. Dopo quattordici anni, il divorzio tra Cantina LaVis e Cavit potrebbe ricomporsi. La notizia è clamorosa e per ora siamo ai preliminari, ma il primo e il terzo gruppo vitivinicoli del Trentino potrebbero convolare a nozze dopo una lunga separazione. Nelle scorse settimane il presidente della LaVis Pietro Patton e il nuovo presidente di Cavit, Lorenzo Liberasi sono incontrati per parlare di possibili alleanze commerciali e, soprattutto, di un rientro della cantina in seno al Consorzio di secondo livello, con la benedizione del direttore del Consorzio, Enrico Zanoni.

Ancora è presto per dire che esito avrà questo primo contatto, quello che è sicuro è che entrambe le parti hanno mostrato un forte interesse a convolare in seconde nozze. Per la cerimonia nuziale si parla già della primavera 2019, subito dopo l’approvazione dei bilanci. Da una parte, LaVis avrebbe alle sue spalle un partner forte e molto solido economicamente che potrebbe permetterle di accelerare il suo piano di rientro dal debito di 42 milioni, piano la cui fine è prevista nel 2032, dall’altra parte Cavit potrebbe contare su prodotti di alta qualità che andrebbero ad arricchire la già vasta offerta del Consorzio di Ravina. Non solo, Cavit con i suoi 190,5 milioni di ricavi è già ora il primo gruppo del Trentino e uno dei primi in Italia, ma aggiungendo i 70 milioni di ricavi di LaVis salirebbe in terza posizione nazionale dietro il Gruppo italiano vini e la Caviro, superando Antinori e Fratelli Martini, e rafforzerebbe la supremazia trentina rispetto a Mezzacorona che ha ricavi per 185 milioni di euro.

Un’operazione in cui ci guadagnerebbero entrambi. Ci sarebbero naturalmente da valutare gli impatti sui 140 dipendenti e, soprattutto, per i dirigenti della LaVis visto che Cavit ha già una rodata organizzazione propria.

LaVis era stata espulsa da Cavit nel 2004, in seguito a divergenze dovute anche alle ambizioni della cantina che allora era guidata dal presidente Roberto Giacomoni e dal direttore Fausto Perathoner che volevano costruire il famoso terzo polo del vino.

Le altre 11 cantine socie di Cavit non sopportavano il protagonismo della LaVis che si stava dando da fare per conquistare il mercato americano in solitaria. Poi per la LaVis sono venute le acquisizioni importanti come la Cesarini Sforza, Casa Girelli e le toscane Poggio Morino e Villa Cafaggio. Ma sono anche arrivati i debiti e i guai con le banche. Il rosso è arrivato a 80 milioni e la cantina è stata commissariata prima con Marco Zanoni e poi con Andrea Girardi. Ora è tornata la gestione ordinaria con il presidente Patton e il direttore Massimo Benetello e il debito è ridotto a 42 milioni.

(u.c.)













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