Laureati e ingegneri, ecco chi vendemmia al tempo della crisi

Per la raccolta dell’uva è boom di richieste di universitari. Lunelli: «Da noi anche prof polacchi e ricercatori del Mali»


di Luca Pianesi


TRENTO. Italiani e stranieri, studenti e professionisti, laureati e persone prive di qualsiasi qualifica lavorativa, tutti riuniti sotto i filari delle vigne trentine in una raccolta dell'uva, quella di quest'anno, che sia annuncia quanto mai interclassista e trasversale. E se, da un lato, tra le ragioni principali di questo “ritorno” alla campagna, c’è la crisi economica e la penuria di denaro, dall’altro c’è chi vi vede un’occasione di riscoperta del mondo agricolo e di recupero di tradizioni e usi che, soprattutto i nostri giovani, stavano rischiando di perdere.

«Quest'anno, a raccogliere l’uva nelle nostre proprietà ci saranno ingegneri polacchi, laureati del Mali, dottorandi della Costa d'Avorio e tanti studenti trentini – racconta il vicepresidente delle cantine Ferrari, Marcello Lunelli – perché la crisi sta colpendo tutti e la vendemmia sta tornando una grande occasione per molte persone. Per esempio, negli anni, abbiamo creato un rapporto splendido con una comunità polacca. E' cominciato con pochi lavoratori che venivano qui a fare la stagione della raccolta e, col tempo, si è venuta a formare una collaborazione sempre più intensa con interi nuclei familiari. Abbiamo ingegneri dei cantieri navali di Danzica che prendono ferie in Polonia per poter fare la vendemmia qui da noi. E quello che guadagnano qui, in questo periodo, chiaramente, diventa molto utile per sostenere e integrare i loro bilanci familiari in Polonia. Poi ci sono gli studenti, i laureandi e i dottorandi che provengono dall'Africa subsahariana. Sono qui grazie a borse di studio ottenute tramite l'Opera Universitaria e alloggiano quasi tutti presso lo studentato di San Bartolameo. Ebbene anche con loro abbiamo sviluppato degli ottimi rapporti di collaborazione. Quest'anno saranno in 25 a fare la vendemmia nelle nostre proprietà e siamo davvero contenti di averli con noi visto che, oltre a essere dei gran lavoratori, migliorano il clima generale con i loro canti, i loro scherzi, la loro cordialità e cortesia».

E agli stranieri, da quest'anno, andranno ad aggiungersi i giovani italiani. «Molti universitari trentini si stanno rivolgendo a noi - prosegue Lunelli - perché con la crisi le necessità stanno cambiando. Le famiglie hanno meno soldi e i giovani tornano a impegnarsi per mettere da parte qualcosa. La vendemmia diventa quindi un’occasione economica e gli permette di riscoprono la campagna e le meraviglie di questo bellissimo periodo».

«Sono tanti i giovani che si stanno rivolgendo alle nostre cantine - conferma Carlo Moser, vicepresidente di Cavit - ma la cosa non può essere letta solo in maniera positiva. Se da un lato siamo contenti che ci sia una riscoperta della campagna e delle tradizioni, dall’altro è preoccupante che laureati e persone iper qualificate debbano affidarsi alla vendemmia per trovare fonti di sostentamento che altrimenti non riuscirebbero a reperire. Per gli studenti di enologia o i giovani che fanno i corsi di sommelier, vendemmiare rappresenta un’occasione di crescita, anche personale. Lo stesso vale per i normali studenti universitari che intendono tirare su qualche soldo utile a pagarsi gli studi o l’affitto. Ma quando, per un giovane, la raccolta dell’uva diventa l’unica fonte di entrata, perché nonostante i titoli acquisiti non riesce a trovare altro lavoro, ebbene non penso ci sia troppo da festeggiare».

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