Laura, che porta i sorrisi dell’arcobaleno

Fa la clown nell’associazione Covot di Tione: «Non è così semplice, perché entri nell’anima. Ma torni a casa migliore»


di Luca Marognoli


TRENTO. Si chiama Laura ma quando mette il naso rosso diventa “Arcobaleno”. Non è stata lei a scegliere il suo nome da clown, ma - proprio come in una favola - il nome a scegliere lei: «La mia nipotina Sofia, di 6 anni, è una mia grande fan. Continuava a nominarmi l’arcobaleno da piccola e a me piace perché il mondo è pieno di colori. Me li dipingo sempre sul viso...».

Laura Maroni, 47 anni, di Molina di Ledro, sposata con due figli, collaboratrice scolastica a Bezzecca, fa parte dell’associazione clown “Covot” di Tione, che in dialetto significa “testa vuota” ma anche “cosa vuoi, come posso aiutarti”. Il suo nome (quello vero) è comparso da poco nella classifica del “Volontario dell’anno”, con i primi 25 voti.

Come è articolata la vostra attività?

Siamo 25 operatori del sorriso, di Tione, Ponte Arche, Storo e Ledro. Facciamo corsi serali a Tione, con incontri di aggiornamento una volta al mese. Andiamo nelle case di riposo, nel reparto di Pediatria a Trento e a fare animazione per bambini, anche in occasione di feste. Quest'estate la domenica mattina eravamo impegnati alle Terme di Comano.

Lei è una clown da quanto tempo?

Sono nell’associazione da due anni, ma c'è chi è qui da parecchi...

Come si diventa clown?

Io ho fatto il primo step in Croce rossa, poi il corso per diventare operatrice del sorriso, a Marco di Rovereto. Lo tengono in varie località del Trentino i “dottor clown”, che fanno da tutor, da “angeli”, agli operatori. Perché non è così semplice... Bisognerebbe provarci.

A cosa si riferisce?

I clown scendono a livello psicologico della persona, lavorano molto dentro l'anima. Nei momenti di formazione ci sono una psicologa, assieme a diversi esperti nei vari esercizi. Che insegnano a trasmettere fiducia nell'altro con lo sguardo, il contatto, il sorriso...

Come si stabilisce questo contatto?

Dipende da chi ti trovi davanti: se è un bambino o un anziano o una persona dell’Anffas. Puoi fare il balletto, la canzoncina, la parlata... In casa di riposo tante volte trovi l’anziano che non parla: dai suoi occhi capisci che è contento. Tutti dovrebbero provare.

Perché suggerisce questa esperienza?

Portiamo via più noi che loro. A casa torni davvero carico. È un percorso molto interessante per una persona. Tanti problemi che ti poni passano in secondo piano, diventano minimi quando affronti certe situazioni.

Ad esempio?

Ormai viviamo in una società dove tutti se la prendono per niente. Se interagisci con certe persone, il pensiero negativo scompare.

Un’attività terapeutica per chi la fa...

Molto. Io mi sento meglio: per questo la consiglio a tutti.

Quali sono le caratteristiche richieste ad un aspirante clown?

Nessuna in particolare: disponibilità, avere voglia di interagire con gli altri. Ma non tutti quelli che frequentano il corso riescono ad andare avanti. Alcuni si ritirano...

Non riescono a mettere in pratica quello che viene loro insegnato?

Tu provi, ma a volte non è semplice: in una casa di riposo ti trovi di fronte a situazioni forti. Ma ci sono anche quelli che non riescono ad andare in Pediatria. Ognuno deve trovare la sua strada.

Qual è la risposta che ricevete da bambini e anziani?

Sono tante e diverse. Alla fine del servizio facciamo sempre la condivisione, un momento in cui ognuno riferisce la sua esperienza. Ci scarichiamo lì, tra noi, dobbiamo buttarla fuori... Poi torni ad essere te stesso: non puoi portarti via le problematiche.

Questo per quanto riguarda il negativo. Di positivo cosa vi rimane?

Tutte le emozioni... La canzone, lo sketch che hanno fatto sorridere. I bambini chiedono sempre il palloncino e il nasino rosso: quando andiamo via glielo lasciamo. Ma anche il genitore, che sta tutto il giorno in reparto con il figlio ricoverato, ha bisogno di un supporto: direi più lui del piccolo.

E gli anziani cosa chiedono?

Una carezza, un sorriso, una stretta di mano, una parola. Oppure una cantata e una ballata tutti assieme.

In quanti vi muovete?

In gruppi di almeno quattro persone. Facciamo due servizi al mese, d'estate con l’attività delle Terme anche di più.

Perché dovrebbero votarla come volontaria dell'anno?

Perché faccio volontariato ovunque: in Croce Rossa, nell’Atletica Alto Garda e Ledro, nella Sat. Per la felicità di mio marito...

Per farsi perdonare tira fuori il naso rosso?

Ogni tanto. Ma lui non è tanto fatto per queste cose.

Mettiamola alla prova: regali un sorriso ai lettori...

Dovrebbero venire a vederci.

Si deve essere o anziani o bambini quindi...

Anche di mezza età va bene per un ballo o una cantata...

Colleghi o amici le chiedono mai un’esibizione estemporanea?

Il primo anno a carnevale ci siamo vestiti da clown. A scuola lavoro molto con i bambini ma non mi sono mai esibita.

Come mai?

Dobbiamo essere sempre e comunque in due o tre. Il nostro è un lavoro di gruppo.

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