Lago di Cei «infestato» dalle alghe

Lo specchio è un biotopo intoccabile. Il sindaco Manica: «Provincia in ritardo, gestiamolo insieme»


Paolo Trentini


VILLA LAGARINA. Il lago di Cei come l'Adriatico. Non in termini di richiamo turistico, per fortuna, ma nell'aspetto esteriore, purtroppo. In questi giorni il lago incastonato tra Cimana e le tre cime del Bondone è quasi completamente ricoperto da cascami di vegetazione e somiglia tanto al mare romagnolo che negli anni scorsi era ricoperto da uno strato di alghe, la mucillaggine. Un lago brutto da vedersi e che non invoglia certo a immergersi per un bagno refrigerante in questi giorni torridi. La cosa non è passata inosservata ai visitatori della struttura di proprietà dei Vigili del Fuoco, ai turisti di giornata e agli albergatori, delusi prima per un'estate troppo piovosa, poi per un lago poco attraente.

Il brontolio si è rapidamente esteso e in poco tempo è arrivato alle orecchie dell'amministrazione comunale. Il lago è però un biotopo da quasi 20 anni e quindi viene gestito dalla Provincia. Il che significa che per tagliare anche un solo un filo d'erba è necessario chiedere l'autorizzazione in piazza Dante e poi attendere con fiducia l'arrivo degli operai. Ma il loro arrivo non è sempre stato ben accolto. Da quando è sotto la particolare tutela, più di dieci anni, i problemi sono continuamente aumentati per un lago che naturalmente tende a stagnare. Prima lo smodato proliferare di alghe e ninfee sradicate a più riprese e con modi diversi, poi il livello dell'acqua troppo basso, qundi la decisione di allargare il bacino idrico con le ruspe con risultati quantomeno discutibili e poco comprensibili dalla gente, che si è vista vietata una delle rive del lago più suggestive e sostituita con acqua stagnante subito aggredita da ninfee, canneti e zanzare.

In questi giorni sono all'opera i sommozzatori per sfoltire il più possibile la gran quantità di alghe. Un intervento poco tempestivo che ha spinto il sindaco di Villa, Alessio Manica, a chiedere di poter gestire assieme il lago: «Il lago viene pulito ogni anno - spiega Manica - una pulizia necessaria per estirpare la folta vegetazione che cresce sul fondo e tende a ridurre il lago a palude. Nel tempo sono stati fatti diversi interventi, con l'escavatore, con una draga e ora, da qualche giorno, con i sommozzatori. Non conosco le motivazioni, ma quel che è sicuro è che quest'anno l'intervento di pulizia è stato fatto molto in ritardo e oggi si vedono gli operai della Provincia agire in piena stagione turistica. Le alghe sottomarine sono strappate, ma le parti residue delle piante vengono a galla e lì marciscono dando questo brutto effetto. La stagione turistica del lago di Cei dura poco, molto meno degli altri laghi trentini, direi quattro o sei settimane l'anno, e non possiamo gettare al vento una stagione perché il lago è poco attraente. Al lago non vanno solo i turisti, ma anche i residenti della comunità e penso che sarebbe corretto se potessimo sederci a un tavolo e gestire lo specchio d'acqua assieme alla Provincia, e operare degli interventi non solo esclusivamente ambientali - conclude il sindaco - ma anche per la fruizione del luogo da parte della comunità e dei turisti».

Un metodo per evitare anche delle azioni sul lago giuste sulla carta, ma che possono avere delle conseguenze dannose se non si conoscono bene le dinamiche e le peculiarità del lago. Altrimenti bisognerà rassegnarsi a vedere il lago trasformarsi gradualmente in una palude.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Film Festival

Lo scioglimento dei ghiacciai nella poetica del teatro trentino

La Stagione Regionale Contemporanea si conclude con “Rimaye” di AZIONIfuoriPOSTO, che stasera (3 maggio) darà spazio a un’indagine su ciò che è destinato a sparire e alla sua eredità, mettendo in relazione corpi umani e corpi glaciali. Entrambi infatti sono modificatori di paesaggio e custodi di memorie


Claudio Libera