La trota trentina va all'università

La collaborazione con l'ateneo ha fatto scoprire gli Omega3 nel pesce


Carlo Bridi


 TRENTO. Il forte legame con l'ambiente, la continua ricerca della qualità, dell'innovazione di prodotto e di processo, un puntuale servizio alla clientela con la fornitura tempestiva del prodotto fresco, la tracciabilità dall'uovo fino alla confezione che arriva sul bancone del supermercato sia esso del Sait sia delle grandi catene con testa la S Lunga, la genuinità e la salubrità del prodotto sono un mix che ha fatto superare anche i difficili momenti di crisi nei consumi da parte del comparto ittico trentino che si riconosce nelle trote gestite dal Gruppo che fa capo alla Astro.  Anche nel 2010 il fatturato è aumentato seppur di poco, (2%), e nel primo quadrimestre di quest'anno l'aumento si attesta fra il 2 ed il 3%, nonostante che la S Lunga, uno dei migliori clienti, abbia allentato la propria pressione promozionale. «In vent'anni - ci ricorda il direttore di Astro, Diego Coller, il principale artefice di questo successo - il nostro fatturato è più che quadruplicato, passando da 5 a 22 milioni di euro».  Il settore in Trentino: una cinquantina le aziende, 70 troticolture, circa 500 addetti, il tutto gestito da Astro, l'organizzazione che raggruppa la quasi totalità della produzione trentina. Nel 2010 Astro ha ritirato dai soci circa 20.000 quintali di trote da carne che ha saputo collocare sul mercato puntando sempre più sulla terza, quarta e quinta gamma per recuperare il più possibile valore aggiunto. In questo modo l'offerta è sempre più completa per offrire al consumatore un prodotto preparato in molti modi diversi: agli hamburger, ai filetti di trota affumicata a freddo, alla trota salmonata, alle polpette di pesce si sono aggiunte le "Baffe" di filetto affumicato del peso di 7-800 grammi, la "Trota en saor", un piatto tipico trentino riscoperto da un bravo cuoco. A questi, si sta per aggiungere il salmerino di montagna, i vasetti di trote marinate e la tagliata di trota.  Questa proposta di una vasta gamma di prodotti assieme alle più ampie garanzie che è in grado di assicurare sulla qualità, porta Astro ad essere al secondo posto come azienda leader del comparto, e di rappresentare ben l'8% del mercato italiano e l'11% di quello del Nord, «ma il nostro obiettivo è quello di espandere ancora il mercato del prodotto lavorato coprendo tutte le nicchie possibili per recuperare valore aggiunto» precisa il direttore Coller.  «Certo, tutto questo è frutto di una grossa sinergia che in questi anni si è creata con la Fondazione Mach, e con l'Università di Trento. Con quest'ultima - informa il direttore - abbiamo in corso una importante sperimentazione che ci ha portati ad accertare la presenza di Omega 3 nei sottoprodotti della trota. Ora, con un altro progetto di ricerca, ci attendiamo dei risultati molto interessanti su questo aspetto sia dal punto di vista economico che di immagine. La qualità e la tracciabilità sono alla base del nostro progetto - prosegue Coller - e questo è legato alla qualità delle nostre acque e anche al fatto che noi usiamo un solo tipo di mangime Ogm free: la formula "Astro", un mangime che, fra l'altro è in grado di dare la salmonatura naturale, unico caso in Italia, alle trote degli allevamenti trentini. Ma no solo, durante il 2010 abbiamo ottenuto anche la certificazione di sostenibilità ambientale "Friend of the Sea" ed è questo il marchio che abbiamo stampato sulle nostre etichette assieme a quello di Astro».  Ed il 2011 come sta andando? «L'aumento dei costi dei mangimi, ma anche un mercato favorevole ci ha permesso di ritoccare per i nostri soci il prezzo dal primo aprile, di una media dell'8% recuperando così i maggiori costi, ma non solo: abbiamo anche accorciato da quattro a tre mesi il pagamento del prodotto ritirato dai soci. In questi mesi abbiamo aumentato il fatturato - ricorda il direttore - anche se il lungo inverno ha determinato una crescita molto più modesta dei pesci con la conseguenza di collocarli con una taglia più piccola del solito. Fra le novità puntiamo ad una nuova serie di analisi per poter inserire in etichetta gli Omega 3 e la tabella nutrizionale anche perché i grassi della trota non superano mai il 6%, perché cresce in acque fredde».  

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