La storia dello sci di fondo a Ronzone

Per un fine settimana l’Alta Val di Non accoglierà le “stelle” del club azzurro: da “Grillo” De Zolt a Maria Canins


di Giacomo Eccher


RONZONE. Per uno week - end (24 – 25 maggio) l'Alta valle di Non tornerà capitale italiana dello sci da fondo. Sabato 24, infatti, nel pomeriggio (ore 16.30) il salone d'onore della Villa Imperiale a Passo Mendola ospiterà l'assemblea annuale (la nona, in ordine numerico) del Club Azzurro presieduto attualmente da Gabriella Paruzzi. Il Club comprende tutte le “stelle” grandi e meno grandi che negli ultimi decenni hanno onorato lo sci nordico italiano e che per ragioni, soprattutto anagrafiche, sono uscite del giro della Nazionale. Nomi per intenderci che per le donne vanno da Maria Canins, la mamma volante della val Badia, alla friulana Gabriella Paruzzi, da Stefania Belmondo e Manuela Di Centa, e nel campo maschile, dal mitico Franco Nones ad Ulrico Kostner, dal “grillo” Maurilio De Zolt a Silvio Fauner, da Giorgio Vanzetta a Marco Albarello e a Gianfranco Polvara, solo per citarne alcuni.

«Tutti atleti che fanno parte della storia del fondo e sono oggi membri del Club degli ex azzurri dello sci nordico, e nell'occasione contiamo di fare il pienone», spiega l'albergatore di Ronzone Claudio Battisti, che per organizzare questo evento ha potuto far valer i suoi tanti contatti da ex delegato Fisi nazionale per lo sci nordico degli anni dal 1964 al 1970. L'occasione, per Battisti, serve anche per ricordare i bei tempi passati quando l'Alta valle di Non, ed in particolare Ronzone, era il cuore dello sci da fondo in regione e anche oltre. Come ricordava in un servizio stampa di qualche tempo fa il presidente dell'Us Ronzone, Carlo Recla, negli anni Trenta sulle nevi del paese dell'alta valle di Non si correvano già, con mezzi artigianali, gare di sci nordico.

«Dal 1964 al 1967, per tre edizioni, Ronzone era sede fissa della “Settimana internazionale del Fondo” assieme a Castelrotto (Alto Adige) e alla solandra Folgarida. Questa manifestazione era poi stata “ceduta” pari pari e definitivamente alla vicina provincia di Bolzano (Siusi). Non solo, a Ronzone è anche nata la “Marmottaloppet” per mini sciatori, idea che poi si è evoluta nel trofeo Topolino e quindi emigrata stabilmente in valle di Fiemme (per lo sci da fondo) e sul Bondone (per lo sci alpino)», ricorda Battisti. Quelle di Ronzone erano gare cui partecipavano i “mostri sacri” della Scandinavia e della Russia con i primi modelli “evoluti” di sci da fondo più larghi di quelli usati oggi e con moderni (per quei tempi) attacchi “Kandhar”. E c'erano (come risulta dalla cartolina commemorativa che ne porta le firme autografe) i campionissimi italiani di allora come Franco Nones, Giulietto Deflorian e Franco Stella. La partenza - ricorda Recla nel citato pezzo commemorativo ospitato sulle colonne del quotidiano “Alto Adige” - veniva data dal Belvedere di Ronzone e da qui i concorrenti scendevano nella piana tra Sarnonico e Cavareno per poi risalire di nuovo a Ronzone. E la neve non mancava mai. Ma erano altri tempi.

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